Petrolio nel Mar Ionio: Ministero dice ok alle ricerche con air gun

17 giugno 2015 | 12:36
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Petrolio nel Mar Ionio: Ministero dice ok alle ricerche con air gun

Il Ministero dell’Ambiente, con decreto del 12 giugno 2015, ha riconosciuto la compatibilità ambientale del progetto di ricerca di idrocarburi al largo delle coste ioniche, con il sistema dell’air-guns. La società richiedente potrà cercare nei nostri fondali il petrolio, scandagliando i fondali e concordando con l’Ispra un “cronoprogramma di effettuazione delle prospezioni”. Il ministero dell’Ambiente, se da un lato esclude la pericolosità della ricerca con air-guns, dall’altra precisa che cla società dovrà modellare il segnale acustico secondo il segnale meno impattante. Sembra un controsenso dire che l’impatto non c’è e poi imporre alla società l’uso di un segnale meno impattante. Qualcuno potrebbe ritenere tali indicazioni, come altre, del tutto irrilevanti, eppure non possiamo non pensare a quale sarà l’impatto della ricerca di idrocarburi per il settore del turismo, della pesca e per le economie delle popolazioni che vivono e lavorano lungo le coste ioniche. La lettura della relazione tecnica espressa dalla Commissione di verifica della compatibilità ambientale del progetto (commissione tecnica che registra tra i suoi componenti ben 10 architetti), ci lascia perplessi ma evidenzia anche, numerosi aspetti che ci portano a ben sperare per un ricorso al Tar. Il provvedimento di compatibilità ambientale del progetto d 79 può essere impugnato da tutti i comuni indicati nel decreto entro 60 giorni dalla sua pubblicazione. Dalla lettura dei documenti non è sfuggito un altro aspetto. Le uniche regioni che hanno espresso un netto e formale rifiuto al progetto sono la Regione Calabria e la Regione Puglia. Assente (ingiustificata) ancora una volta la Basilicata che è una delle poche a non aver ritenuto opportuno neanche impugnare, innanzi alla Corte Costituzionale, il decreto Sblocca-Italia. La mancata presentazione di osservazioni contro il progetto d 79 da parte della Regione Basilicata, non ne impedisce, però, l’eventuale ricorso al Tar. Cosa faranno i comuni e la regione Basilicata rispetto a questo progetto? Mediterraneo no triv auspica un intervento forte e incisivo a tutela del nostro mare e delle nostre economie con il ricorso al Tar Lazio, tanto più se consideriamo che l’istanza d 79 della Enel Longanesi è solo uno degli 11 progetti di ricerca che altrettante società petrolifere intendono portare avanti nel Golfo di Taranto. 

MEDITERRANEO NO TRIV