Tutti sono bravi a fare i passa soldi dell’Unione Europea

28 maggio 2015 | 18:20
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Tutti sono bravi a fare i passa soldi dell’Unione Europea

La Basilicata ha bisogno di una politica per lo sviluppo. Il presidente probabilmente ci sta provando, ma rischia di fare la fine di Sisifo. Più soldi, meno sviluppo. Una regione non è un condominio, né può configurarsi come un territorio su cui si spalmano a casaccio le risorse pubbliche e private. Una regione è abitata da persone, cittadini, bambine e bambini. Donne e uomini che lavorano. Giovani che hanno ancora una speranza. Abitare un territorio è sintomo di anima in movimento. Ci sono settori dell’economia che ormai viaggiano da soli. Nel bene e nel male. Ci sono, però, settori dell’economia che andrebbero sostenuti senza alcun pregiudizio. Quelli ad alta intensità di lavoro. Non il petrolio, non l’industria delle automobili, non la filiera della monnezza, né l’affare nucleare che vede la Basilicata candidata ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Su alcune di queste vicende il Governo regionale ormai conta un fico secco. Su altro, però, potrebbe fare molto. Un serio sistema di servizi sociali garantirebbe l’occupazione di almeno tremila persone. Persone che avrebbero disponibilità di reddito e che pagherebbero le tasse. Un serio sistema di tutela e cura del territorio geologico garantirebbe l’occupazione di almeno mille persone. La riorganizzazione complessiva del sistema delle relazioni commerciali nel mercato agricolo garantirebbe un incremento di reddito agli agricoltori. Europa a parte. Un impegno coraggioso e originale sul sistema scolastico regionale farebbe della Basilicata un esempio nazionale di “buona scuola”. Non possiamo permetterci il reddito minimo di inserimento senza inserimenti. Né possiamo permetterci corsi di formazione senza formazione e senza lavoro. Soprattutto non possiamo prenderci in giro ritenendo che il “reddito minimo” sia la soluzione di molti problemi. La Basilicata non è esposta “rischiosamente” alle dinamiche di mercato internazionali, suo malgrado. A parte l’industria automobilistica che, tra l’altro, al momento, sembra tirare. A parte la coltivazione di idrocarburi che sostanzialmente nulla ha a che fare con l’economia regionale, la Basilicata ha ancora da fare sull’economia propria interna. Dall’agricoltura al turismo, dall’artigianato al patrimonio antropologico e culturale. Sempre che nel frattempo qualcuno non continui a distruggere ciò che di questo patrimonio è rimasto. Dunque, molti dei provvedimenti della Giunta Regionale assunti in questi mesi, sembrano inutili, se non dannosi per lo sviluppo della Basilicata. E’ come piantare un’incudine su una base di ricotta. Metodo utile a pochi faccendieri che speculano sulle disgrazie. In ogni caso sfido chiunque a spiegare la politica economica e industriale del Governo regionale. Esiste? E’ urgente dare un’identità e una visione al nostro sviluppo. A fare i passa soldi delle risorse europee sono tutti bravi.