Mulino Alvino, le mani sulla città

18 maggio 2015 | 18:51
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Mulino Alvino, le mani sulla città

Era l’estate del 2012 ed Adduce che amministrava la città, si fa per dire, da due anni decise di rinnovare la giunta dando spazio ai cosiddetti “tecnici”. L’operazione sarebbe servita ad avvalorare quello che di lì a poco e per mano del dirigente di fiducia, scelto per lo scopo, si sarebbe trasformato in un permesso a costruire. Furono mobilitati per la circostanza il fior fiore dei “professionisti”; alcuni ad illustrare il progetto, inesistente, di valorizzazione del vecchio Mulino Alvino altri ad esaltare le linee del parallelepipedo che sarebbe sorto in Via Dante di lì a poco. Sono gli stessi che poi organizzano convegni su “consumo suolo zero e riciclo” a spese della collettività. I lavori di demolizione delle parti ritenute incongrue del vecchio complesso iniziarono subito, il materiale di risulta riveniente dall’abbattimento vennero lasciati sul posto malgrado le prescrizioni ed adesso si rischia anche una infrazione comunitaria. Non solo quella è stata la prescrizione non evasa, infatti il progetto di recupero del vecchio Mulino, a distanza di circa tre anni, non è mai stato presentato mentre i lavori di costruzione del palazzo- casermone- di via Dante sono iniziati immediatamente su un’area destinata a verde pubblico. Tutta la materia finì in un consiglio comunale composto in larga parte da persone “distratte” e sul comportamento dei singoli consiglieri bisognerà indagare. Venne costituita una commissione speciale d’indagine per accertare fatti e circostanze giuridicamente rilevanti di amministratori e/o dipendenti, relativamente agli atti emessi in applicazione della legge 106/11. il Pd- partito del mattone- quasi all’unanimità votò contro o si astenne alla istituzione di detta commissione e la nomina dei commissari, travagliata anche essa, individuò quale Presidente quel Cotugno che per il suo comportamento poco “ortodosso” alle linee del partito cittadino di li a poco sarebbe stato espulso dal Pd. La commissione fece un buon lavoro collazionando i documenti utili all’approfondimento dell’accaduto, due commissari si spaventarono della loro ombra o forse non solo e ritirano la loro firma; il lavoro prodotto venne cestinato dal Consiglio comunale e di quanto era accaduto, nell’assise cittadina, non se ne è mai più parlato. Siamo sicuri che se ne parlerà in altre stanze. Ben conoscendo come sarebbe andata a finire la vicenda un gruppo di cittadini, autotassandosi, ed assistiti da un serio professionista che si è messo a disposizione patrocinando gratuitamente il ricorso ha adito il Tar di Basilicata che con sua sentenza ha ribadito come sia richiesto la preventiva delibera del Consiglio comunale per il rilascio del “permesso di costruire in deroga agli strumenti urbanistici generali”. Il cantiere di Via Dante venne bloccato. Era naturale che i cittadini si trovassero il passo sbarrato dal privato concessionario- era portatore di un interesse- molto meno logico che a farlo ci fosse anche Adduce e la sua giunta. Il privato, ancora, aveva interesse a riprendere i lavori e quindi oltre a presentare ricorso al Consiglio di Stato ha chiesto al supremo organo di giustizia amministrativa la sospensione dell’efficacia della sentenza del Tar di Basilicata. A fianco al privato ancora una volta c’era Adduce e la sua giunta che hanno impegnato risorse della collettività per sostenere l’insano gesto. Anche il Sindaco aveva urgenza a fare chiarezza, forse c’erano debiti contratti che andavano onorati con tempestività. Anche in questo caso la Corte nel rigettare l’istanza ha ribadito che: non vi sono dubbi che il permesso di costruire in deroga è di competenza del Consiglio Comunale. Siamo giunti al 26 maggio 2015, data in cui il Consiglio di Stato si riunirà per esprimersi nel merito e crediamo che la sentenza non possa essere dissimile dalle prime due ed allora il manufatto verrà definitivamente dichiarato abusivo con tutto quello ne consegue: l’abbattimento. I commenti li riserviamo al post sentenza ed anche le iniziative da intraprendere nei confronti della attuale amministrazione: componenti il Consiglio Comunale, Sindaco e sua Giunta oltre che della cosiddetta “dirigenza” che ha concorso a formare gli atti. E’ amaro doversi sostituire agli organi elettivi e concorrere a perseguirli per il loro operato, significa che siamo alla più piena decadenza. Per chiudere, un consiglio alla moltitudine di candidati ed alla pattuglia degli eletti è giusto darlo. Non affrettatevi a proferir parola, il caso è ormai amministrativo e non già politico correreste il rischio di affollare l’Hotel posto a Via delle Cererie senza produrre alcun risultato concreto. Pio Abiusi, associazione Ambiente e Legalità