Ecosun Power: storia iniziata male che rischia di finire peggio

21 maggio 2015 | 17:52
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Ecosun Power: storia iniziata male che rischia di finire peggio

Michele Napoli, capogruppo Forza Italia Consiglio Regionale La revoca annunciata oggi ai sindacati dell’aiuto finanziario della Regione a favore della EcoSunPower riguardo al progetto di reindustrializzazione del sito produttivo ex Mister Day di Atella, nella zona industriale di Vitalba, che si sarebbe dovuto convertire da stabilimento di produzione di biscotti e merendine in sito addetto alla produzione di generatori elettrici innovativi (in pratica motori a risparmio energetico), conferma che siamo in presenza di una storia cominciata male e che rischia di finire peggio. Un progetto industriale da 25 milioni di euro, per il quale il “ contributo regionale” era pari a 10 milioni di euro. Ma quali erano le obbligazioni in capo alla EcoSunPower previste dall’Avviso Pubblico emanato dalla Regione sulla base della legge “ per la reindustrializzazione dei siti dismessi e la salvaguardia dei livelli occupazionali”? Il riassorbimento dei 113 ex dipendenti della Mister Day, un incremento occupazionale complessivo di 500 addetti entro 5 anni e , come condizione immediata, una garanzia, cioè una delibera di concessione di un mutuo da parte di un intermediario finanziario iscritto nell’elenco speciale di cui all’articolo 107 del D.lgs 385/1993( il famoso Testo Unico delle leggi in materia bancaria e creditizia) per un importo non inferiore al 20% dell’investimento ammissibile. La Regione, da parte sua, oltre a concedere ad EcoSunPower i 10 milioni di euro previsti dal Bando, assunse anche l’obbligo di garantire la formazione degli addetti della ex Mister Day che sarebbero stati assunti dalla Ecosunpower e che prima facevano merendine ora faranno elevatori a risparmio energetico. Ma torniamo alla locuzione iniziale ” una storia cominciata male e che rischia di finire peggio” e che, a mio avviso, è emblematica della vicenda di cui si discute. La storia è iniziata male perchè la EcoSunPower, nonostante il lauto finanziamento alla cui erogazione si era obbligata la Regione, presentò una fideiussione fasulla; proprio così, perché la “ORCHIN Financial Service”, la finanziaria inglese che avrebbe dovuto garantire l’investimento della EcoSunPower non risultava iscritta in elenchi e albi tenuti dalla Banca d’Italia e, in quanto non iscritta, non era autorizzata a svolgere attività finanziaria in regime di libera prestazione di servizi. La “magagna” venne alla luce in virtù dell’attività di controllo sullo stato di attuazione dei Programmi Regionali di Sviluppo Industriale svolta dalla V CCP nella scorsa legislatura. Noi ce ne siamo di nuovo occupati con una mozione nel gennaio scorso. Ma gli uffici regionali, in particolare il Dipartimento Attività Produttive, nessuno si è accorto di nulla. Eppure a chi presiedeva quella Commissione Consiliare Permanente, la V CCP, bastò digitare su internet il nome della società inglese ORKIN per scoprire che non solo non era autorizzata a prestare in Italia servizi di intermediazione finanziaria, ma anche che l’autorità di Vigilanza inglese sugli intermediari finanziari aveva diffidato dal “ fare affari con questa società” e che la Stessa era già nota in Italia per altre vicende finanziarie, come la vicenda Fiuggi o il debito del comune di Bari. “Una storia che rischia di finire peggio”: il riferimento, purtroppo, è al rischio per i lavoratori assunti di non percepire il Tfr e in generale per la condizione umana degli addetti della ex Mister Day che, è bene ricordarlo, hanno già vissuto sulla propria pelle il crack del gruppo Parmalat e la scelta del gruppo Vicenzi di delocalizzare altrove la produzione, e che rischiano l’ennesima beffa per effetto della superficialità e del pressappochismo dimostrato in questa vicenda dalle istituzioni regionali. In conclusione, l’ennesimo mirabile esempio di una politica industriale capace solo di utilizzare gli incentivi per bilanciare, monetariamente, gli svantaggi che le imprese lucane sono costrette a sopportare, e che ha rinunciato, da troppo tempo, a risolvere i reali fattori di squilibrio economico del nostro territorio.