Fanghi neri sulla spiaggia consigliata dai pediatri

30 aprile 2015 | 15:53
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Fanghi neri sulla spiaggia consigliata dai pediatri
Fanghi neri sulla spiaggia consigliata dai pediatri
Fanghi neri sulla spiaggia consigliata dai pediatri
Fanghi neri sulla spiaggia consigliata dai pediatri
Fanghi neri sulla spiaggia consigliata dai pediatri

Qualche giorno fa ci è stata segnalata alla foce del fiume Cavone, sulla spiaggia di San Basilio a Pisticci, qualcosa che ormai di incredibile, in Basilicata, non ha nulla, visto quanto già documentato lungo l’altro fiume lucano, il Basento, che proprio con il Cavone

 forma un corpo idrico unico stando al Distretto idrografico dell’appennino meridionale. Ecco il video

Il Distretto ricorda come entro quest’anno bisognerebbe raggiungere e mantenere in stato “eccellente” tutti i corpi idrici, e che “l’acqua – come scritto nella Direttiva Comunitaria 2000/60 – non è un prodotto commerciale al pari degli altri, bensì un patrimonio che va protetto, difeso e trattato come tale”. Bisognerebbe, appunto, perché la realtà sembra altra.

Immaginate una giovane donna. Potrebbe essere una madre che porta il suo bambino al mare in una giornata di sole d’aprile. Mentre passeggia si trova davanti qualcosa che ha un odore simile a “un distributore di benzina”, dice, piuttosto che a quello che dovrebbe sentire sulla battigia dove il suo bimbo vorrebbe giocare utilizzando la propria creatività per fare castelli, animali, e forme con la sabbia. È alquanto paradossale. E si chiede come è possibile che alla foce d’un fiume sul mare, su una spiaggia, quella di San Basilio, segnalata persino dai medici pediatri per poter portare i propri bimbi a giocare e respirare aria buona, ci si possa ritrovare davanti a simili situazioni.

Si prova a ipotizzare. Una nave cisterna ha scaricato a largo il lavaggio dei serbatoi? Ma se così fosse perché quella roba si trova solo alla foce del fiume lucano? Di salutare quella puzza non ha un bel niente La faccenda però, è più seria, ma la nostra giovane mamma non può saperlo. E non riguarda affatto navi che lavano serbatoi e scaricano in mare.

In effetti sulla battigia a partire da una cinquantina di metri dal Cavone basta fare leggermente pressione con i piedi per far affiorare l’impronta nera dei propri piedi. Scavando ci si rende conto che da sotto la battigia vengono fuori fanghi neri e con un odore intenso di idrocarburi (foto1). Persino dentro il mare si è creata una sorta di scogliera fangosa e nera (foto2) che scorre per decine di metri, e scavando sulle dune poco oltre la battigia vengono alla luce strisce nere sedimentate nel tempo. Ma da dove arriva quella roba nera e col caratteristico odore di idrocarburi? Certo risalendo il Cavone la situazione si fa chiara. A seicento metri dalla foce, scavando ai bordi del fiume la situazione è uguale (foto3). A un chilometro e mezzo stessa situazione (foto4), basta scavare un po’ ed ecco affiorare quella roba nera e puzzolente, in alcuni punti con venature rosso amaranto, esattamente come ci era capitato di documentare lungo il corso del Basento tempo addietro. Ci viene in mente l‘emblema della Regione Basilicata, le cinque strisce blu orizzontali che rappresentano i principali fiumi, nulla di più magnifico per raccontare una terra ricca d’acqua, e ci chiediamo se il blu sia il colore giusto. E soprattutto, chi ha ricolorato i due fiumi della Basilicata?