Il modello Calvello? “Petrolio, clientele, festicciole e family card”

17 marzo 2015 | 15:16
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Il modello Calvello? “Petrolio, clientele, festicciole e family card”

E’ stato battezzato come il ‘modello Calvello’, ovvero una gestione oculata delle royalties petrolifere. Ma andando in profondità emerge “occupazione a 300 euro al mese, family card e gestione ‘clientelare’ di denaro per tenere zitti i cittadini”, spiega Antonio, cittadino del posto.

“Siamo ritornati ai primi anni ’60, alla gestione politica della Democrazia Cristiana, quando si distribuivano lavoro, prebende e favori per non alimentare il malcontento”. La declina in questi termini Antonio, di Calvello, la favola socioeconomica del suo paese. La scorsa settimana, in un incontro ‘blindato’ tra sindaci delle aree di estrazione e il presidente Pittella, era emersa, dalle parole del sindaco di Calvello (Gallicchio), una realtà locale in cui “sono state spese bene le royalties del petrolio”. Al punto che il presidente Pittella innalzò “il modello Calvello”, a scapito dell’inefficienza di altri comuni dell’area petrolifera. Ma cosa vuol dire davvero il petrolio per Calvello? Sotto quel velo di efficienza e oculatezza, ci sono zone d’ombra e tanto silenzio. Solo nel 2014 il Comune ha ricevuto, per le estrazioni dell’Eni, 4milioni di euro. Ed è un montepremi che viene alimentato da almeno 7 anni a questa parte. Senza mettere in conto le royalties indirette, gestite dal Programma operativo Val d’Agri. Ma in concreto dove vanno questi soldi? “Si è moltiplicata l’occupazione grazie al Comune – spiega Antonio – ma ci sono lavoratori pagati dai 300 ai 400 euro al mese”. E questo, di per sé, è “un contentino” che riesce a generare una “pace sociale”. Poi ci sono “un paio di call center” che operano a Calvello. “Si dice che le assunzioni passano per agenzie interinali”, ma alla fine sarebbe “la mano del sindaco a suggerire i fortunati”. Non se ne parla in modo diretto. Ma nei bar e in piazza sono in molti a lamentarsi. Ma per capire davvero il modello Calvello, suggerisce Antonio, “basta recarsi il martedi e il giovedi nell’atrio del Comune”. Una folla feroce è in attesa di incontrare il primo cittadino. Favori, promesse. Intercessioni. E silenzio. E poi la family card. Una carta della disperazione grazie alla quale i cittadini del posto possono spendere in cibo e altri beni, con metà cifra sovvenzionata dal Comune. E tante feste e festicciole. “Tra le luci di Natale e i balli estivi se ne vanno centinaia di migliaia di euro”. E ancora lo sfarzo. “Il nostro centro è una piccola bomboniera”, conclude Antonio. E i cittadini appaiono come imbambolati dal “fumo” delle royalties. E’ questo il modello da estendere a tutta la Basilicata? E’ questo lo sviluppo legato al petrolio? Il tema tornerà ricorrente nei prossimi anni anche grazie alla social card salutata come un elisir di lunga vita dal governatore lucano Pittella. La metafora degli sceicchi e dei sudditi descrive bene non solo Calvello. Ma anche il ‘nuovo sistema Basilicata’.