Caro Poletti, lei di scuola capisce niente. Come me. Però possiamo avere in comune una certa immaginazione. Io immagino una scuola dove le ragazze e i ragazzi trascorrono la gran parte della settimana. Studio, laboratori, sport, divertimento. Arrivano il lunedì, ogni giorno fino alle 17, al venerdì a casa. Poi il sabato e la domenica a raccogliere fiori nei prati, a fare il volontariato, a giocare con mamma e papà. Immagino tanti ragazze e ragazzi che visitano il mondo. Dall’America latina alla Cina. Immagino una scuola residenziale. Una specie di college all’italiana. Tecnologicamente avanzato, con docenti preparatissimi e pagati come si deve. Da nord a sud. Immagino strutture bellissime. Piscine, campi da tennis, area pattinaggio, ristorante, biblioteca multimediale. Un luogo dove i bambini sono educati alla critica, alla ribellione contro ogni tentativo di censura. Immagino una scuola che educa alla bellezza, che insegni a vedere un film e a godere di un dipinto. Lei, Poletti, non ha capito un cazzo. Le ferie sono un’invenzione. Alle ragazze e ai ragazzi nulla interessa di questa storia. Vorrebbero vivere, capire, intervenire. La scuola in Italia fa schifo. Ma voi siete già pronti a rispondere con la solita tiritera: “Non ci sono soldi”. Puttanate. Intanto proponete una stronzata. Poletti, non capisci un tubo. Per favore, porta al ministro dell’istruzione e al primo ministro il mio più caloroso messaggio: pernacchia in La minore. A te, un flato in Do maggiore. Vuoi vedere che i problemi della scuola sono nelle ferie? Solita italianata.