Ex liquichimica da bonificare, 23 milioni di euro pronti ma non spesi

22 marzo 2015 | 16:51
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Ex liquichimica da bonificare, 23 milioni di euro pronti ma non spesi

“L’area industriale della ex Liquichimica di Tito Scalo è una pericolosa bomba ecologica che va bonificata al più presto possibile. Non sono tollerabili i ritardi che si stanno verificando per avviare i lavori che dovranno mettere in sicurezza il sito e salvaguardare la popolazione dall’esposizione alle radiazioni e dalla contaminazione radioattiva. Circa 23 milioni di euro di fondi europei sono a disposizione dal 2012 ma, nonostante l’urgenza, la Regione Basilicata e il Consorzio Industriale di Potenza, che è il soggetto attuatore, non sono ancora riusciti neanche ad indire le gare di appalto per selezionare le imprese che dovranno eseguire gli interventi di bonifica”.

La precisa e allarmante denuncia è stata presentata, con un’interrogazione alla Commissione europea, dal portavoce eurodeputato Piernicola Pedicini e da altri quattro eurodeputati del M5s.

“L’area dov’era ubicata l’ex Liquichimica – viene evidenziato nell’interrogazione –  è ormai diventata un’enorme discarica e deposito di radioattivi fosfogessi e di altre sostanze altamente nocive che, nel corso degli anni, stanno inquinando le falde acquifere della zona a causa della diffusione dei radionuclidi, un’esalazione di polveri radioattive per risospensione del materiale secco e un’esposizione diretta di radiazioni gamma e neutroniche.

Le ispezioni radiometriche effettuate dall’Arpab Basilicata – spiega Pedicini – dimostrano la presenza nell’area di terreno/fosfogessi, una componente neutronica Ra-226 compresa tra 459 e 2461 Bq/kg, molto superiore ai livelli stabiliti per legge”.

Per tutte queste ragioni, i portavoce del M5s, hanno chiesto l’intervento della Commissione europea affinchè spinga gli organi competenti italiani (ministero dell’Ambiente, Regione Basilicata, Consorzio industriale di Potenza) ad accelerare i tempi per l’esecuzione dei lavori di bonifica e si facciano carico delle responsabilità che hanno nei riguardi dei cittadini residenti in quell’area, esposti, da molti anni, al rischio di danni alla propria salute.  

“I problemi di burocrazia e di inefficienza amministrativa e politica non possono mettere a repentaglio la salute dei cittadini e la salvaguardia dell’ambiente. Su questi aspetti, – conclude Pedicini – non si può essere leggeri o strumentali. Chi non è all’altezza dei compiti istituzionali che copre, si metta da parte e ammetta il proprio fallimento e la propria incapacità”.