Narcotraffico e armi 33 arresti

16 febbraio 2015 | 14:02
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Narcotraffico e armi 33 arresti

E’ scattata all’alba di oggi l’operazione “Gentleman” condotta dalle fiamme gialle della sezione G.o.a. del Gico di Catanzaro, di Brescia e dai baschi verdi della Compagnia di Policoro. 33 gli arresti tra Calabria,

 Puglia, Basilicata, Piemonte, Emilia-Romagna e Lombardia.

Le misure cautelari sono scattate al termine di un’attività investigativa durata quasi due anni. Oltre 400 finanzieri, con l’ausilio dei baschi verdi in tenuta da ordine pubblico, delle unità cinofile e del supporto degli elicotteri, hanno circondato e perquisito la località “Timpone rosso” di Cassano allo Ionio, da anni ritenuta la roccaforte del clan degli Zingari, arrestato anche un pericoloso latitante. Più di tre tonnellate di droga, tra cocaina, eroina e marijuana, sono state sequestrate oltre a numerose armi (tra cui kalashnikov).

Le indagini, coordinate dal procuratore distrettuale di Catanzaro, Antonio Vincenzo Lombardo, dai procuratori aggiunti Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto e dal sostituto procuratore Domenico Guarascio, hanno delineato l’attività delittuosa dei sodalizi criminali riconducibili a Filippo Solimando e Luigi Abbruzzese, ritenuti i soggetti a cui facevano riferimento la criminalità di Corigliano Calabro e la ‘ndrina degli ‘zingari’ di Cassano allo Jonio, clan storicamente operativi nell’ambito del traffico internazionale di stupefacenti. Nel corso degli anni “gli zingari”- secondo quanto emerso dalle indagini- si sono emancipati da una situazione di dipendenza che li relegava ai margini delle associazioni ‘ndranghetistiche sino a diventare esponenti di spicco della ‘ndrangheta. Due anni di serrate attività di indagine hanno dimostrato come il clan degli zingari avesse accesso ai mercati sudamericani, per la cocaina ed a quelli dell’est europeo, per l’eroina e la marijuana, così da importare a prezzi assolutamente concorrenziali ingenti partite di stupefacente. 

Droga dall’Albania all’Italia. Le investigazioni hanno svelato l’esistenza di una fitta rete di pericolosi narcotrafficanti internazionali in grado di muovere grossi quantitativi di marijuana dall’Albania verso l’italia, avvalendosi di vettori marittimi interni all’organizzazione, nonché di cocaina ed eroina, mediante l’impiego di automezzi modificati nella struttura al fine di ricavarne appositi vani utili a nascondere la droga. La complessa attività ha consentito di identificare la totalità dei soggetti coinvolti, legati per lo più da “vincoli di sangue” nel rispetto della migliore tradizione ‘ndranghetistica, e di individuare, tra l’altro, i differenti ruoli svolti da ognuno di essi in seno al sodalizio criminoso. L’intera operazione ha permesso di infliggere all’organizzazione rilevanti perdite economiche, sia sotto il profilo dei capitali investiti che, soprattutto, dei mancati guadagni; la droga complessivamente sequestrata, infatti, una volta lavorata ed immessa in commercio, avrebbe fruttato all’organizzazione oltre 45 milioni di euro. Colpito anche il patrimonio accumulato dai principali arrestati, costituito da beni immobili, quote societarie, autovetture di lusso, ed imbarcazioni.