Reiniezione petrolifera, il procuratore Gay metta i sigilli a Costa Molina 2

7 gennaio 2015 | 16:34
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Reiniezione petrolifera, il procuratore Gay metta i sigilli a Costa Molina 2

Lo abbiamo scritto nel luglio scorso nell’articolo: ”Reiniezione, in Val d’Agri legge non rispettata”. Dai documenti ufficiali acquisiti, su tutti la DGR n.960 pubblicata sull’albo pretorio on-line ad oltre due mesi di distanza dalla sua approvazione in giunta, abbiamo chiesto delucidazioni in merito ad un funzionario della Regione Basilicata, l’architetto Paolo Baffari dell’Ufficio Ciclo dell’ Acqua, funzionario che compare negli allegati della delibera suddetta. La visita presso la sede del Dipartimento Ambiente, durante l’orario di ufficio, ci ha dato amare conferme.

Arch. Baffari, nella Conferenza di Servizi del 29 novembre 2012, l’Ufficio Ciclo dell’Acqua ha consegnato un parere formale, che prevedeva una serie di prescrizioni a quanto dichiarato dall’ENI e dall’istruttoria dell’ Ufficio Compatibilità Ambientale?Come Lei ha già scritto nel novembre scorso, nel pezzo “Un ufficio regionale disse no a Costa Molina 2”, e come è agli atti acquisiti dal suo giornale, nella conferenza di servizi, alla quale ho partecipato come rappresentante dell’Ufficio Ciclo dell’Acqua, abbiamo consegnato un parere con una serie ben definita di integrazioni: parere acquisito agli atti, quindi allegato al verbale della conferenza, venne, su esplicita richiesta del sindaco di Grumento, formalmente letto durante la conferenza.

Dai documenti in nostro possesso si evince che tale parere è stato consegnato anche in una successiva conferenza di servizi del 22 ottobre 13 che aveva per oggetto “Condotta di reiniezione pozzo Costa Molina 2 (prat. 388 – superamento dei livelli di legge dei parametri ferro e idrocarburi per alcuni piezometri e verifica di liquidi maleodoranti in C.da La Rossa, in agro di Montemurro”. Il parere sulla reiniezione dell’Ufficio Ciclo dell’Acqua era negativo anche nel 2013, quindi?In quel parere, come lei sa, si evidenzia tra l’altro, la necessità che i controlli ed i monitoraggi non devono essere limitati, da parte di Eni, solo. Alla testa, alla base e lungo la condotta verticale del pozzo Costa Molina 2, ma estesi anche a un intorno significativo dell’area di reiniezione, determinabile sulla base di una relazione geologica, che descriva, in maniera chiara e precipua, le caratteristiche geologiche e idrogeologiche delle aree di cui trattasi, relativa a un intorno significativo, nonché dagli elementi derivanti dall’analisi dei rischi. Quindi, ai fini della conferenza sul piano di caratterizzazione presentato da Eni nella conferenza a cui lei si riferisce, si è ritenuto fondamentale allegare nuovamente lo stesso parere. Infatti lo stesso Ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale, aveva già sottolineato nella sua istruttoria, richiamata nel verbale della conferenza, che “l’Eni debba estendere e chiarire con opportune indagini se il fenomeno denunciato di fuoriuscita di acque maleodoranti in contrada La Rossa sia connesso alle attività di reiniezione”. A quanto precisato in conferenza, altresì, il tecnico del Comune di Montemurro, rispose: “ che il mio intervento non era attinente all’oggetto della conferenza”.

Lei richiama nella sua dichiarazione, agli atti del verbale della conferenza, che con nota n. 0170778/75AC del 21.10.2013, l’Ufficio Ciclo dell’Acqua denunciava che “il rinnovo dell’autorizzazione allo scarico in unità geologiche profonde delle acque di reiniezione nel pozzo Costa Molina 2, ritenuto assentibile, da parte dell’Ufficio Compatibilità Ambientale, … quale modifica non sostanziale …. È da ritenersi in contrasto con il diniego di rinnovo dell’autorizzazione medesima esplicitato dall’Ufficio Ciclo dell’Acqua, quale Ufficio competente, con nota n. 136396/75Ac del 12.08.2013…”. Due Uffici Regionali danno parere opposto su Costa Molina 2? Mi pare che quanto dichiarato formalmente, nella Conferenza di Servizi che Lei cita, sia più che chiaro ed esaustivo sulla procedura seguita e su quanto accaduto

Dunque come funziona e come ha funzionato in questi anni il rilascio del rinnovo dell’autorizzazione alla reiniezione del pozzo Costa Molina 2? L’autorizzazione allo scarico nel sottosuolo nel pozzo Costa Molina 2 risale al 2001, è di durata quadriennale ed il rinnovo avviene mediante Determinazione del Dirigente dell’Ufficio Ciclo dell’Acqua. L’ultima scadenza risale ad agosto 2013, scadenza che da parte del nostro ufficio ha avuto come risposta scritta:” non si può procedere al rinnovo dell’autorizzazione”, quindi un chiaro “diniego di rinnovo dell’autorizzazione”, come riportato nel verbale della conferenza di servizi del 2013, motivato da un elenco di ragioni che abbiamo riportato per iscritto nel parere formale rilasciato nella precedente conferenza del 2012.

In seguito a ciò le hanno più chiesto di occuparsi di Costa Molina 2? Quella è stata l’ultima volta in cui mi sono occupato di Costa Molina 2.

Perché il piano regionale di tutela delle acque, come previsto per legge già dal 2006, non è ancora in vigore? Il piano esiste dal 2008 come adottato, non è mai diventato esecutivo, e se non lo si approva definitivamente entro il 2015 si potrebbe anche andare incontro ad un’infrazione europea. Si sta lavorando alla rete di monitoraggio ed in aggiornamento il piano di tutela che va approvato fine 2015, inizi 2016. Il piano prevede tra le altre cose non solo la tutela delle acque ma anche il mantenimento o il raggiungimento dei livelli di qualità al grado buono. All’interno sono previsti altresì i piani di monitoraggio, fatti con Arpab.

A proposito di Arpab siete soddisfatti del suo supporto? Mi limiterò ai problemi tecnici. L’Arpab invia rapporti di prova inerenti il monitoraggio delle acque (soprattutto fiumi e invasi). Manca la trasmissione dei certificati di analisi, cioè relazioni sintetiche dei dati ed esplicitazione di eventuali superamenti dei limiti, come definiti dall’Ordine dei Chimici e come più volte formalmente richiesto dal Dipartimento Ambiente e dai suoi uffici competenti.

Ha subito mobbing negli ultimi anni? Preferisco non rispondere.

Quest’intervista dovrebbe bastare ad insinuare un lecito sospetto relativamente all’iter autorizzativo di Costa Molina 2. Il silenzio della politica lo abbiamo appurato, quello delle associazioni di categoria e dei sindacati anche, e non vorremmo rassegnarci anche a quello della magistratura. Gli studi sulla reiniezione depositati in Regione, pare, li abbia forniti sempre e solo il controllato, ossia Eni, dal 2001, tuttavia parrebbe altresì che suddetti studi di parte non siano completi, quindi non affidabili, quindi non rispondenti ai criteri di legge (D.M. 4/2/77). Unendo queste dichiarazioni ai dati già pubblici sulle acque di Contrada La Rossa, l’opinione pubblica davvero non comprende cosa ci sia di più importante e logico del rispetto per il buon senso, il buonsenso che dice di non nascondere ogni giorno 2500 metri/cubi di polvere contaminante sotto il tappeto perché prima o poi il tappeto potrebbe non risultare più idoneo. Ad oggi i controlli sono ancora concordati col controllore ed addirittura per il contraddittorio delle analisi, la dgr. n.960 stabilisce per il pubblico la misera quota del 10% sui campioni prelevati. Purtroppo il dirigente dell’epoca dell’Ufficio Ciclo dell’ Acqua, Francesco Ricciardi, attualmente sempre in servizio presso il Dipartimento Ambiente, si è rifiutato di ascoltare qualsivoglia domanda inerente gli atti da lui firmati aventi ad oggetto Costa Molina 2. Procuratore Gay provi lei a terminare l’intervista, magari questa volta diamo un segnale di vita intelligente dalla Basilicata.