L’Arpab ha affidato le pecore al lupo?

La IV Sezione penale di Corte d’Appello di Napoli nei giorni scorsi ha condannato a 7 anni di reclusione Giovanni, Cuono e Salvatore Pellini, già riconosciuti colpevoli di traffico illecito di rifiuti in primo grado, per il reato di disastro ambientale aggravato, accusa quest’ultima che invece nel primo giudizio era caduta. La condanna arriva nell’ambito del processo “Carosello Ultimo atto”.
Gli imprenditori di Acerra, titolari della Eco Trasporti srl, erano accusati di avere smaltito illegalmente tonnellate di rifiuti tossici provenienti dal Nord nelle campagne dell’agro nolano e del casertano e di essersi accordati con esponenti della pubblica amministrazione o con esponenti delle forze dell’ordine nonché con i clan di Marcianise per aggirare controlli e di aver avvelenato l’area compresa tra Acerra, Giugliano, Qualiano e Bacoli. L’Arpac e i periti nominati dal pm Ribera, titolare dell’inchiesta, su quei terreni avevano trovato mercurio, cadmio, alluminio, rame, zinco, idrocarburi, oli minerali, solventi, diossine e amianto.
Dalla Campania alla Basilicata. Ma facciamo un passo indietro. Nel 2007 la Eco trasporti, è stata trasformata in Atr e i Pellini hanno continuato le loro attività imprenditoriali. La Regione Campania, evidentemente sulla base delle risultanze processuali, nei mesi scorsi ha temporaneamente sospeso il progetto di ampliamento dell’Atr pronta a “trattare circa 400 mila tonnellate annue di rifiuti tossici e industriali nel territorio di Acerra” che già tanto ha pagato in termini di sversamenti. Mentre in campania accadeva tutto questo in Basilicata gli imprenditori di Acerra si sono aggiudicati l’affidamento definitivo del servizio di manutenzione della rete piezometrica nel sito d’interesse nazionale della Val Basento (sito, lo ricordiamo in attesa di bonifica) per un importo di 65mila euro escluso Iva. Notizia da noi riportata nell’inchiesta a firma di Giorgio Santoriello, dal titolo “Valbasento, l’Arpab pesca nella terra dei fuochi”, pubblicata lo scorso 10 novembre.
L’affidamento lucano ai Pellini. Con delibera 210 il direttore dell’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente di Basilicata, il campano Aldo Schiassi, ha assegnato mediante cottimo fiduciario l’affidamento definitivo del servizio di manutenzione della rete piezometrica nell’area nel sito d’interesse nazionale della Val Basento. Quanto da noi pubblicato è stato oggetto di interrogazione da parte degli esponenti di Fratelli d’Italia e del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale, ancora oggi in attesa di risposta. Solerte invece è stata la risposta del direttore dell’Arpab, il quale al nostro articolo ha replicato che “le procedure sono dovute alla presenza di un albo fornitori non conforme alle nuove regole di gara pubblica e all’urgenza che imponeva di individuare il contraente nel più breve tempo possibile al fine di evitare che la Regione fosse inadempiente… la procedura è scaturita anche da un confronto con la Regione che si opponeva ad un bando aperto” e la “verifica dei requisiti generali in capo ai soggetti muniti di rappresentanza legale dell’Atr presso il casellario giudiziale si è conclusa favorevolmente evidenziata l’insussistenza di elementi ostativi all’affidamento“. Il ragionamento di Schiassi, posto così, non fa una piega, ma si impongono ugualmente alcune riflessioni.
Basta il casellario giudiziale? Le modalità di affidamento tramite cottimo fiduciario avvengono mediante gara informale, interpellando direttamente le ditte precedentemente individuate. E qui si pone il primo interrogativo: come mai la stazione appaltante (l’Arpab, nel nostro caso) non si è documentata meglio sull’Atr? Possibile che basti il casellario giudiziale a dare il via libera ad un affidamento così delicato? Altra questione che si pone riguarda proprio il direttore dell’Arpab. Considerato che un “fesso non è” nel senso che vanta un ricco curriculum nella sanità pubblica campana, (e non solo), possibile che non gli sia mai capitato di sentir parlare dell’inchiesta che ha coinvolto i Pellini? Eppure della Terra dei fuochi e degli sversamenti illeciti di rifiuti si è parlato, e si parla, in tutta Italia. Forse Schiassi non era tenuto a sapere? Chi ricopre un incarico così delicato, come il direttore di un Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, non dovrebbe cercare di capire chi sono i suoi interlocutori? Perché se è vero, come è vero, che nessuno è colpevole fino all’ultimo grado di giudizio, è anche vero che quando si parla di ambiente e salute pubblica e nello specifico caso lucano di un’area in attesa di bonifica pesantemente inquinata la prudenza non è mai troppa. La condanna in appello dei Pellini, con pena aumentata rispetto al primo grado, impone una riflessione seria su questo affidamento. Altrimenti sarebbe come consegnare le pecore al lupo.