Dopo il sì allo Sblocca Italia, Sel scarica Romaniello

5 dicembre 2014 | 18:23
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Dopo il sì allo Sblocca Italia, Sel scarica Romaniello

Non ha gradito il partito, così come non hanno gradito i militanti che ieri, 4 dicembre, erano presenti al corteo contro lo Sblocca Italia a Potenza. La scelta del consigliere Giannino Romaniello (ormai ex Sel) è stata oggetto di un intervento del coordinatore nazionale di Sinistra ecologia e Libertà, Frantoianni, che in una nota ha ribadito la contrarietà di Sel allo Sblocca Italia, ritenendolo in radice devastante negli esiti ambientali e territoriali e lesivo delle prerogative costituzionalmente attribuite alle Regioni. Tali orientamenti- scrive Frantoianni- sono stati condivisi e sostenuti senza ambiguità e in maniera unanime dal partito a tutti i livelli, a Roma come nei territori regionali interessati. Chiunque esprima posizioni diverse lo fa in contrasto con le scelte che Sel ha compiuto, e che configurano un atteggiamento di limpida, coerente e intransigente opposizione al Governo Renzi (cfr. Jobs Act, legge di stabilità e “SbloccaItalia”). Il consigliere Romaniello- ha sottolineato l’esponente Sel-del resto, da tempo esprime in assoluta autonomia le sue posizioni, non ritenendo, evidentemente, di doverle definire all’interno di un confronto con gli organismi di partito. Al netto della libertà di ciascun eletto di fare le proprie scelte, Sel si batte perché tutte le Regioni interessate alle estrazioni petrolifere, impugnino davanti alla Corte Costituzionale il testo dello “SbloccaItalia”. Chi ha deciso di fare altro ne tragga le conseguenze. La posizione di Sel su questo tema è chiara e nessuno può utilizzare il simbolo per iniziative e scelte che non possono che produrre confusione e sconcerto”.Il dibattito sviluppatosi in Consiglio regionale sul tema petrolio ha evidenziato l’esistenza di visioni diverse sugli effetti che le estrazioni hanno determinato in questi anni sia in termini di ricadute economiche che sociali ed ambientali rispetto alle aspettative degli accordi sottoscritti oltre che una visione diversa per il futuro. Anche il consigliere Romaniello ha affidato ad una nota la spiegazione del perché di quella scelta. “Molti inconsapevolmente pensavano e si aspettavano altro, tanto da portarli a dichiarare che la Val D’Agri doveva diventare l’hub energetico nazionale-esordisce il consigliere regionale- Il bilancio è negativo su tutti i fronti e per queste ragioni non un barile e una concessione in più rispetto a quanto autorizzato deve essere data. Con chiarezza-aggiunge- va detto, come fatto da tanti ieri in consiglio, che lo (s)blocca italia, in particolare gli articoli dal 35 al 38, sono lesivi delle prerogative delle Regioni e quindi anche degli enti locali in materia di ambiente, pianificazione territoriale, rifiuti e urbanistica. Impugnare l’articolo 38 è il mandato dato dal Consiglio al Presidente, a meno che non si ripristinano le prerogative e quindi i poteri oggi in capo alla Regione. Deve essere chiaro a tutti-spiega Romaniello- specie a coloro che assegnano funzione taumaturgica alla impugnativa per incostituzionalità dell’art. 38, che essa da sola non basta; o meglio può soddisfare solo chi oggi ha bisogno di apparire e pensa di ricavare vantaggio elettorale con la propaganda e la speculazione politica, piuttosto che continuare a dare sostegno, voce e forza al sentire comune dei lucani che con le manifestazioni di questi giorni e gli atti prodotti dagli oltre 60 Consigli comunali hanno detto no a nuove ricerche/estrazioni e chiesto tutela della salute e dell’ambiente. La questione primaria quindi resta il no all’aumento e non soltanto chi decide. Roma o Potenza. I danni fin qui determinati dalle estrazioni derivano dalle autorizzazioni date a Potenza e dal non rispetto degli accordi sottoscritti da parte del Governo nazionale e regionale di cui pure una parte di chi oggi tenta di mettere il cappello sulle attuali autonome iniziative di lotta, ne ha fatto parte. Ho votato contro il memorandum-ricorda l’ormai ex esponente di Sel- da solo nella passata legislatura, (Mollica era contro ma non partecipò al voto dichiarandolo) pur facendo parte della coalizione di centro sinistra e ho votato (con la dichiarazione fatta) la impugnativa condizionata, convintamente perché ritengo che la politica è assunzione di responsabilità prima di tutto verso i cittadini e se, la posizione mia non coincide con quella di chi oggi rappresenta SEL partito, ciò deriva da diversità politiche che non ho mai nascosto e che con le posizioni politiche nazionali e regionali assunte, nonché con i comportamenti e le dichiarazioni fatte, sono ormai inconciliabili per cui ne traggo la necessaria decisione di uscita da Sel insieme ad altri come già fatto da tanti compagni in quest’anno. Continuerò a svolgere la mia attività politica ed sostenere le battaglie per affermare i valori ed i diritti come ho fatto in tutti questi anni di militanza sindacale e politica a differenza di altri che hanno pensato solo di pontificare sulle posizioni altrui. Lo farò nei luoghi e nelle sedi, non necessariamente di partito, esistendo a sinistra un vasto mondo di associazioni che sicuramente è interessato a confrontarsi nel merito delle questioni e provare a dare risposte concrete per la loro positiva risoluzione”.