“Mo Basta”. Una nuova società civile in Basilicata è possibile
Il tentativo di qualcuno di minimizzare la portata della manifestazione “contro le trivelle”, di sabato scorso 8 novembre, è maldestro
C’è chi dà i numeri quasi per dimostrare che in fondo qualche migliaio di cittadini non è una “massa pericolosa”. C’è chi continua a giudicare i manifestanti con vecchi schemi di comodo: “I soliti estremisti, i soliti ribelli e signor no ad ogni circostanza. Quelli che parlano male della Basilicata sempre e comunque. Si tratta dei consueti protestatari, dai propositi velleitari e dalle idee anacronistiche. Gente che sfrutta gli studenti e i ragazzini. Capi popolo. Gente che fa terrorismo psicologico sulle vecchiette e sulle mamme impaurite.” Vi ho sentito nei salotti e nei vostri caffè. Questa volta cari signori, la crepa, quella da cui entra la luce, si è aperta. In piazza Prefettura a Potenza si sentiva l’odore della protesta in tutta la sua intensità. Suoni, parole, voci, volti stagliati in uno scenario di vera emozione. Si avvertiva la piazza in tutta la sua dinamica “rivoluzionaria” e spontanea. Nessuno ha pagato il biglietto dell’autobus ad alcuno, nessuno ha rimborsato il carburante a qualcuno, nessuno ha dato dieci euro a nessuno per partecipare alla manifestazione. Questa volta, cari signori, ci siamo trovati di fronte ad una protesta viva e vera. Un fatto incoraggiante che segna una svolta di qualità nell’opinione pubblica: una nuova società civile è possibile. Oggi finalmente viene a galla un problema drammatico. L’identità dello sviluppo della Basilicata. Mai, in questi 40 anni, la politica ha indicato un sentiero. Tutto quanto è accaduto ha avuto un’origine esogena. Nulla è stato creato dalla Politica lucana. Tranne i disastri, come nel caso della chimica nella val Basento e a Tito. Il petrolio in val d’Agri, la Fiat a Melfi, sono eventi cascati dall’esterno. Intorno, l’affare rifiuti. Una classe dirigente inadeguata a fronteggiare avvenimenti di tale portata. Una classe politica e burocratica incapace di confrontarsi con aziende di dimensioni internazionali. Un popolo storicamente scarso di capitale sociale civile. Chiuso nelle sue faccende da pollaio. Ma dopo Potenza e Scanzano dell’8 e 9 novembre, tutto cambia. La storia fa un salto in avanti. Pezzi di popolo aprono varchi dalle dimensioni inimmaginabili. Il tema dello sviluppo è drammaticamente sul tavolo del presente. Chi non ha le idee chiare, ossia la classe politica regionale, si prepari ad un aspro confronto con chi le idee chiare ce l’ha.