Idrocarburi (anche) nella diga di Marsico Nuovo

L’invaso di Marsico Nuovo, si trova a circa 300 metri di distanza da tre pozzi petroliferi. E così mentre la giunta regionale lucana plaude allo Sblocca Trivelle arriva un’ulteriore conferma dei danni incalcolabili all’ambiente e alla salute.
A meno che qualcuno, come già accaduto in passato per la diga del Pertusillo, non voglia pensare che il ‘traffico di gommoni” sia la causa della presenza di idrocarburi, il dubbio che quei pozzi così vicini possano c’entrare qualcosa viene.
Non solo Pertusillo. Dopo aver trovato idrocarburi nei sedimenti e nelle acque dell’invaso del Pertusillo destinate al consumo umano della Puglia e della Basilicata; liquami rossi che sgorgano dal sottosuolo e sversano idrocarburi e metalli pesanti nell’invaso del Pertusillo; acque profonde, anossiche e calde ricche di idrocarburi, sali, fenoli e metalli pesanti (tra cui piombo) che fuoriescono a 950 m di quota vicino al pozzo di reiniezione petrolifera Costa Molina 2 lungo il margine settentrionale del Pertusillo, impattando terreni ad agricoltura biologica, ecco l’ennesima novità.
A rivelare tutto è la geologa Albina Colella, docente universitaria nell’Ateneo lucano, da anni impegnata a studiare gli effetti negativi delle estrazioni sull’ambiente. La professoressa Colella spiega cosa è venuto fuori dall‘invaso artificiale di Marsico Nuovo, dove confluiscono le acque del fiume Agri, a monte della diga del Pertusillo. “L’abbassamento estivo del livello dell’acqua- racconta la geologa- ha messo in luce, lungo il bordo orientale dell’invaso di Marsico Nuovo, un livello nerastro che non era mai stato osservato in precedenza. Tale livello è costituito da clasti di pietrisco rivestiti da una patina nerastra. Un abitante del luogo ha fatto realizzare da un laboratorio chimico un’analisi della patina nerastra che ricopre i clasti. Il risultato- rivela- è stato sorprendente: questa patina è risultata contenere idrocarburi totali in concentrazioni addirittura superiori al limite di legge per i suoli ad uso pubblico e privato.
L’invaso è a pochi metri da tre pozzi petroliferi. “A soli 300 metri di distanza e a monte da tale margine sono presenti tre pozzi petroliferi, il CF6, CF1 e Agri1. Preoccupa non poco questo episodio- spiega la professoressa Colella- che si aggiunge agli altri, visto che le acque della diga di Marsico Nuovo, utilizzate per l’irrigazione, in parte confluiscono nel fiume Agri e quindi nell’invaso del Pertusillo, dove poi vengono destinate al consumo umano di due regioni. E’ il caso che la Regione Basilicata, prima di procedere a nuove autorizzazioni di pozzi petroliferi, provveda in maniera efficace alla tutela dell’ambiente, ed in particolare delle acque degli invasi destinati al consumo umano della Puglia e della Basilicata”. Inevitabile quindi l’appello della studiosa alle istituzioni regionali lucane preposte a verificare quanto sta accadendo a Marsico Nuovo e a identificare la fonte di questi idrocarburi, a tutela della salute dei cittadini lucani e pugliesi ai sensi dell’art. 32 della Costituzione Italiana”. Qualcuno adesso dovrà spiegare come ci siano finiti quegli idrocarburi nell’invaso di Marsco Nuovo. La vicenda Pertusillo insegna.