Centro di trasferenza di Tito, facciamo un po’ di chiarezza

19 novembre 2014 | 17:04
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Centro di trasferenza di Tito, facciamo un po’ di chiarezza

Nel 2008 sorse il centro di trasferenza di Tito della B&B Eco quando cioè chiuse la discarica di Pallareta. Esso raccoglie rifiuti di 27 comuni del bacino centro, Pignola ora non si avvale più del centro di trasferenza e trasporta direttamente i suoi a Venosa sia perché ha una raccolta differenziata pari al 70% e sia per economizzare. Le tonnellate che affluivano al centro, prima della chiusura, erano per i 2/3 circa in capo al comune di Potenza e la rimanente parte in capo a tutti gli altri comuni anche perché buona parte di questi ultimi raggiungono una buona percentuale di raccolta differenziata es. Avigliano, Picerno, Muro solo per citarne alcuni dei più importanti dei 26 e quindi portano in discarica pochi rifiuti. Il Parco dell’Appennino Lucano ha ordinato la chiusura del centro di trasferenza e si è detto che il sistema del ciclo dei rifiuti del bacino centro della Provincia di Potenza sarebbe andato in crisi; siamo proprio sicuri o le tasche dei cittadini potrebbero avere un sollievo superando una inutile intermediazione? I mezzi comunali trasportavano rifiuti raccolti al Centro e qui, i rifiuti caricati su altri mezzi, raggiungevano le piattaforme di Atella o Venosa dove venivano e sono trattati nelle modalità previste. C’era proprio bisogno di questa intermediazione? Di sicuro no perchè Potenza trasporterebbe i suoi rifiuti direttamente in discarica come in effetti sta avvenendo , i comuni che stanno nell’area Nord-Est di Tito- bypassando il centro di trasferenza- trasportano i rifiuti direttamente in discarica con un risparmio delle percorrenze; è sufficiente consorziare i rimanenti comuni, raccogliere le poche tonnellate di rifiuti da questi prodotti con cadenza bisettimanale e trasportarli alla piattaforma di competenza .Una riflessione più ampia va fatta, invece, su quel centro di trasferenza e le illeceità che da questo sono scaturite,scoperte con indagine puntuale del NOE ed avvalorate dal magistrato, esse hanno fatto scaturire una inchiesta denominata “Monnezzopoli” e fin anche anche la custodia cautelare in carcere per gestori sia del centro di trasferenza che di alcune discariche. I codici Cer – catalogo europeo dei rifiuti- venivano alterati sui Fir- formulari identificazione rifiuti- per certificare lavorazioni mai avvenute determinando un raggiro di 4,5 Milioni a danno dei contribuenti, così si evince dall’ordinanza del GIP e ,cosa molto strana, pochi comuni si sono costituiti parte civile nel processo che va ad iniziare e tra questi non figura il comune di Potenza che risulta essere, ovviamente, il maggior danneggiato, circa 3 milioni di euro. E’ disattenzione? Pio Abiusi, Associazione Ambiente e Legalità