Anche Venosa si unisce al grido della comunità lucana

16 novembre 2014 | 17:12
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Anche Venosa si unisce al grido della comunità lucana

Il Decreto “Sblocca-Italia” è ormai divenuto legge. Nonostante il Governo voglia far credere che questo possa essere un modo per “sbloccare” un’Italia arenata, esso costituisce un duro attacco alla democrazia: anzitutto, passando come “decreto d’urgenza”, esso ha anticipato la riforma del Titolo V della Costituzione, la quale prevede un studio di riforma approfondito in tempi più lunghi. Al contrario di quello che si vuole far credere, poi, tale legge non difende affatto il territorio dalla devastazione ambientale (incremento degli inceneritori; cementificazioni selvagge; commissariamenti; bonifiche inconcludenti). Molte le regioni ad esserne coinvolte, in primis la Basilicata, terra sfruttata e depauperata da vent’anni di estrazioni petrolifere. Gli articoli 36, 37 e 38 (senza dimenticare l’art. 35 sugli inceneritori) del capo IX riguardante “Misure urgenti in materia di energia” segnano, al contrario di quanto afferma il Governatore lucano Marcello Pittella, una vera e propria sconfitta per questa regione, abbandonata – per l’ennesima volta – alle grinfie delle lobby petrolifere. “Attualmente, sono circa un centinaio i progetti in corso di valutazione ambientale (V.I.A.), tra permessi di ricerca, concessioni e stoccaggi”. Qualora andassero in porto, “magari in deroga ai poteri statali, la terra ed il mare delle regioni italiane potrebbero veder aumentare l’incidenza delle attività petrolifere sul proprio territorio, con percentuali preoccupanti: la Basilicata passerebbe da un 35% di territorio interessato ad un 64%; l’Abruzzo dal 26% all’86%; l’Emilia Romagna dal 44% al 70%” (cit. Altreconomia).
Lo scorso 13 ottobre, i Sindaci dell’Area Programma Vulture – Alto Bradano (Barile, Forenza, Genzano di Lucania, Ginestra, Lavello, Maschito, Melfi, Montemilone, Palazzo San Gervasio, Rapolla, Rapone, Rionero in Vulture, San Fele, Venosa; a questi si sono aggiunti, poi, i comuni di Atella, Ripacandida e Ruvo del Monte) hanno unanimemente espresso la loro contrarietà alle ricerche di idrocarburi nell’area nord della Basilicata, un’area già martoriata dall’inceneritore Fenice (San Nicola di Melfi), dalla Cementeria Costantinopoli (Barile) e dall’eolico selvaggio; senza contare il progetto di impianto “solare termodinamico ibrido” (Palazzo San Gervasio – Banzi) che vuole annientare 236 ettari di terreno produttivo. Anche Venosa scende in piazza per dimostrare al Governatore la sua contrarietà alle estrazioni: l’Istanza di Permesso di Ricerca “Palazzo San Gervasio” vede la Città di Orazio e dell’Aglianico doc direttamente coinvolta, insieme ad altri 12 comuni del Vulture – Alto Bradano, per un totale di 47.000 ettari di territorio produttivo e pregiato.

Questi i motivi che spingono l’Associazione Futura ad organizzare tale manifestazione “di coscienza” – che partirà da p.za San Giovanni De Matha, alle ore 9.00 – chiedendo a tutta la popolazione di parteciparvi attivamente. Studenti; coltivatori diretti ed associazioni di categoria; viticoltori e cantine sociali; commercianti; ma, soprattutto, madri e padri devono venire a manifestare per la tutela del proprio territorio e per la salvaguardia dell’ambiente che sarà ereditato dai nostri figli. Non vogliamo e non possiamo rinunciare alla nostra identità storica; proprio noi, i figli di quel poeta latino che disse di cogliere il giorno, il momento, confidando sempre meno nel futuro; quest’ultimo si costruisce nel presente, giorno per giorno, con le proprie mani. Ai ragazzi delle scuole superiori, che hanno deciso liberamente di partecipare a questa manifestazione di consapevolezza, abbiamo detto una sola cosa: il Futuro è nelle mani di chi è Presente. Sfileremo vestiti di nero, in segno di lutto per una regione defunta per mano delle scellerate scelte dei governi regionali che si sono susseguiti in tutti questi anni. Piangeremo le vittime inconsapevoli dell’inquinamento, stringendo tra le mani i lumini della commemorazione. Per colpa dei governatori e delle loro azioni di svendita, siamo morti che camminano.