Acqua, clostridi e cittadini tenuti all’oscuro

25 novembre 2014 | 18:41
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Acqua, clostridi e cittadini tenuti all’oscuro
Acqua, clostridi e cittadini tenuti all’oscuro
Acqua, clostridi e cittadini tenuti all’oscuro
Acqua, clostridi e cittadini tenuti all’oscuro

“Noi beviamo dal rubinetto” è lo slogan proposto dalla pubblicità di Acquedotto lucano. Proprio per questo sono partite diarree, nausee e forti crampi intestinali, direbbe più di qualche cittadino di Ferrandina, Pomarico, Miglionico

 in risposta.

Una vecchia storia. Le analisi che hanno riscontrato “clostridium perfigens” in 5ufc (unità formanti colonie, ndr) su limite 0 (cioè non ci devono proprio essere, ndr) in ingresso al nuovo serbatoio di Contrada Gesù Cristo, e 10 in ingresso (6 uscita, ndr) al serbatoio del quartiere Cappuccini (a detta questa volta di Al), rappresentano un indicatore di inquinamento fecale come ricorda l’Istituto superiore di sanità (ISS). Analisi fatte più e più volte, rimpallate a Potenza perché Matera non è in grado di farne? Pare poi non sia bastata la prima a far attivare Al per la bonifica del serbatoio che serve il Comune di Ferrandina, quello di Pomarico e quello di Miglionico, e della conduttura. E sì, perché da qualche parte l’acqua dovrà pur entrare. Il decreto legislativo 31/01 afferma che “la ricerca delle spore di Clostridium perfringens è inserita tra i parametri da ricercare nei controlli di routine per la valutazione delle acque destinate al consumo umano, qualora le acque provengano o siano infuenzate da acque superficiali; nel caso in cui tali acque risultino positive per la presenza Clostridium perfringens (spore comprese) l’autorità sanitaria deve accertarsi che non sussistano potenziali pericoli dovuti alla presenza di microrganismi patogeni quali ad esempio Cryptosporidium”.

Contaminazione avvenuta in epoca non recente. L’Isituto Superiore di Sanità dice inoltre che “sono da valutare come parametri indicatori indesiderabili che devono essere assenti in un’acqua di buona qualità. Le spore dei clostridi solfito-riduttori possono resistere molti mesi, ritrovarle dunque nei campioni in assenza di altri indici di inquinamento fecale può significare “inquinamento remoto”.Poiché le spore dei clostridi solfito-riduttori sopravvivono per lunghi periodi nell’acqua e sono più resistenti dei coliformi e degli streptococchi ai trattamenti di disinfezione, possono essere utilizzate, insieme ai classici indicatori, come “indicatori secondari di efficienza di trattamenti delle acque”. Dunque? Non funzionano i trattamenti? Potrebbe spiegarcelo AL? Inoltre il reperimento in acqua di spore di clostridi senza la contemporanea presenza di coliformi e di streptococchi, dice una ricerca dell’Iss, “consente di poter ritenere che l’acqua in oggetto abbia subito un processo di contaminazione in epoca non recente”. In questi casi è stato ipotizzato sulla base di evidenze sperimentali che dimostrano l’esistenza di “correlazioni statisticamente significative tra le concentrazioni dei protozoi e quelle delle spore di Clostridium perfringens”, che quest’ultime possano indicare la presenza di tali “agenti patogeni” proprio per la loro maggiore resistenza nell’ambiente. Da quanto tempo quindi i cittadini hanno problemi? Certo a Ferrandina già l’anno scorso una bambina di 4 anni ha presentato problemi con l’escherichia coli (sempre della classe dei batteri fecali, ndr). Adesso si va di autobotti e la si riempie a Borgo Macchia, attaccandosi a un bocchettone dell’Al del vecchio acquedotto pugliese (vedi foto).

Potrebbe a questo punto Al spiegare da dove arriva l’acqua caricata sulle autobotti a Borgo Macchia? Vista la poca trasparenza sulla rete idrica, e una questione così importante, non vorremmo sia la stessa acqua rimessa in circolo. Stamane un citttadino si è recato in Al per chiedere lumi, non c’era “nessuno”. Alle ore 17.45 ho chiamato per la quindicesima volta Al per chiedere spiegazioni e per capire la provenienza di quell’acqua caricata a Borgo Macchia e servita alla cittadinanza. Mi hanno risposto, dicendo che mi avrebbero richiamano a breve. Non sentendo più nessuno mi permetto di ricordare per ora, perché il problema potrebbe essere più grave, ad Al, Asm e Arpab che il Clostridium perfringens è stato inserito nel 1998 come nuovo parametro nella direttiva europea concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano e il suo controllo. “Esso – si ricorda –, quale microrganismo in grado di formare spore, è capace di adattarsi ad ogni tipo di condizione ambientale, anche la più ostile, e questo può farlo considerare un buon indicatore di contaminazione e di qualità delle acque che hanno subito un trattamento”. Quale potrebbe spiegarlo visti i costi dell’Ente e visto che nella “Carta della qualità del servizio idrico integrato” scrive “l’utente ha diritto di richiedere ed ottenere dal Gestore ogni informazione che lo riguarda”.