Ingessano il braccio anche se non capiscono bene dove sia la frattura

“Scaricano l’errore su di noi dicendo che non ci siamo recati in ospedale. Avrebbero potuto fornirci delle scuse e invece hanno preferito prenderci in giro”. A parlare è il padre di un ragazzo che dopo essere stato ingessato per una frattura all’avambraccio ha rischiato un evidente inestetismo. L’Urp di Potenza, al quale è stato sottoposto il caso, risponde che il ragazzo non è andato a farsi ingessare. Ma il genitore ha tutta la documentazione che prova il contrario.
Di seguito la lettera inviata alla nostra redazione.
Spettabile Redazione, vi scrivo da Bologna e desidero sottoporvi un caso personale di disservizio sanitario che, spero, possa contribuire ad evitare altri simili episodi. Quest’estate ci siamo recati a Moliterno, paese d’origine di mia moglie; la sera di ferragosto mio figlio si è fratturato l’avambraccio sinistro e ci siamo recati all’ospedale di Villa d’Agri. A seguito di controllo radiografico che evidenziava la frattura di ulna e radio siamo stati accompagnati all’ambulatorio di ortopedia, dove il medico ortopedico reperibile non riscontrava frattura del radio ma solo dell’ulna. Dopo essere stato “steccato” siamo tornati la mattina del 16/8 per confezionare il gesso: sempre lo stesso medico si è occupato in prima persona della cosa. Rientrati a Bologna siamo andati il 28/8 all’ospedale Rizzoli dove sono state riscontrate le seguenti problematiche: la radiografia, soprattutto la laterale, non era ben interpretabile, motivo per cui il medico di Villa d’Agri ha parlato al telefono con il tecnico radiologo in nostra presenza ed hanno a lungo discusso dell’entità della frattura (ulna? ulna e radio?) ma nell’incertezza avrebbero dovuto procedere ad eseguire altra radiografia; il gesso è risultato troppo largo, per cui è stato asserito che mio figlio nel tenere quel gesso avrebbe favorito il saldarsi delle ossa ma anche un evidente inestetismo dovuto alla curvatura accentuata dell’avambraccio. Al Rizzoli si è proceduto alla rimozione del gesso, quindi ad una dolorosa manovra manuale di assestamento dell’osso, ed infine al confezionamento di un altro gesso. I primi 12 giorni di ingessatura non sono serviti a niente. Siamo tornati al Rizzoli e pare sia scongiurato l’intervento chirurgico e che il tutto stia andando benino anche se dovremo attendere fino al 21 ottobre. Ho inviato all’Urp (ufficio relazioni con il pubblico) di Potenza nostra rimostranza alla quale è seguita istruttoria. Il risultato è che ci è stato inviato un documento in cui si attesta che noi, di nostra spontanea volontà, non ci siamo recati il giorno 16 all’ospedale di Villa d’Agri per il confezionamento del gesso e che ogni problema, quindi, è stato cagionato dal nostro non osservare l’indicazione del medico di ritornare il giorno 16. Quindi, oltre all’incapacità, anche la codardia visto che invece il 16 agosto noi eravamo andati all’ospedale di Villa d’Agri. Ovviamente ho tutta la documentazione che prova quanto affermo. Il problema è che mi sono rivolto ad un avvocato in seguito al ricevimento della comunicazione, e mi è stato riferito che conviene procedere giuridicamente solo in presenza di un danno evidente. Grazie a Dio il danno evidente è stato evitato, ma vorrei comunque mettere a conoscenza dell’accaduto chi di dovere. Mi sarebbero bastate delle scuse. Essere preso in giro non piace a nessuno. Un cordiale saluto, Marco Giacobino.