Giù le mani da “Matera capitale della cultura”

19 ottobre 2014 | 18:28
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Giù le mani da “Matera capitale della cultura”

Questo è un editoriale scritto e pubblicato nel lontano ottobre 2014. I fatti, oggi, sembrano confermare dannatamente, quelle perplessità. Lo ripubblichiamo con la speranza che qulcuno si svegli in tempo utile

Matera capitale europea della cultura. In una regione che di cultura ha nulla. Gli intellettuali non esistono, e quando esistono, sono “surrogati” a disposizione del Potere ignorante. Matera capitale della cultura. In una regione violentata dalle compagnie petrolifere, mortificata dal Governo nazionale. Matera capitale della cultura. In una regione povera, miserabile senza speranza.  E’ la notizia più bella degli ultimi cinquanta anni. Matera capitale europea della cultura. Sarei felice se fossi certo che questa circostanza portasse sviluppo alla città e alla Basilicata. Ma sono perplesso.  Matera non ha colpa alcuna, il suo rione sassi, le sue chiese rupestri, i suoi vicoli, il suo fascino ambiguo, esistono a prescindere. Matera merita di essere capitale europea della cultura. Non lo meritano i suoi falsi protagonisti. Il sindaco, il presidente della regione, e tutti quei politici che si sono precipitati ad applaudire l’evento. Loro faranno fallire il sogno. Loro ci faranno fare una figuraccia nel mondo. Perché ragionano come un calzolaio nel deserto. Vogliono fare le scarpe a tutti, nonostante l’evidenza. Loro sono già all’opera, con la calcolatrice in mano. Soldi e consensi. Loro di cultura e di sviluppo agganciato agli eventi culturali non sanno alcunché. Certo, hanno i loro esperti, consulenti, manager di grido, ma non hanno la cultura politica per affrontare eventi di questa portata. Che Dio ce la mandi buona. Che Dio illumini questa gente che ha già rovinato la Basilicata senza che nessuno l’avesse nominata capitale di niente. Noi non vi daremo tregua. Giù le mani da “Matera capitale della cultura”. Fate le persone serie. Rispettate chi ci crede. Questa è anche la vostra occasione, per dimostrare che siete gente per bene. Sono prevenuto, ho pregiudizi? Si, lo ammetto. Non mi fido. Ma aspetto. Sono pronto a chiedere scusa pubblicamente, quando sarà. Intanto metto le mani avanti. San Tommaso tu mi capisci.