Donna morta al San Carlo, arrestati primario e due medici
Omicidio colposo in concorso. E’ questa l’ipotesi di reato con cui sono stati arrestati il primario della Cardiochirurgia dell’ospedale San Carlo di Potenza e altri due medici. Ai domiciliari, disposti dal gip del tribunale potentino, Nicola Marraudino, Michele Cavone e g.m. Sono accusati in concorso di aver provocato la morte di Elisa Presta, 71enne calabrese che il 28 maggio 2013 era stata sottoposta ad un intervento per la sostituzione di un valvola aortica.
Il procuratore capo di Potenza, Luigi Gay, in una nota ha spiegato che a seguito di consulenza medico legale sono emerse condotte colpose nell’operato dei medici che avevano eseguito l’intervento sulla donna confermando una serie di anomalie sul registro operatorio.
I fatti. Il 28 maggio del 2013, Elisa Presta entra in sala operatoria per la sostituzione di una valvola aortica. Un intervento durato quasi 8 ore. L’intervento, così come risulta dal verbale operatorio, è stato eseguito dal dottor Marraudino e dal dottor Michele Cavone. All’operazione partecipano altri due cardiochirurghi: G.M. e Fabrizio Tancredi. Il primo non poteva essere lì, perché aveva fatto il turno di notte tant’è che nel verbale operatorio non risulta. Verbale redatto dal primario Marraudino (al quale viene contestato anche il reato di falso in atti pubblici). Ad iniziare l’intervento è il dottor G che rompe la vena cava superiore della donna. A questo punto interviene il primario che applica un clamp (morsetto chirurgico) alla vena per bloccare l’emoraggia impedendo così l’afflusso di sangue al cervello. La donna infatti sarebbe morta in pochi minuti. A svelare tutti i retroscena del caso è uno dei medici presenti quel giorno in sala operatoria. Lo fa in un audio che viene consegnato alla nostra redazione e da noi pubblicato il 29 agosto scorso. In quella registrazione si sente il dottor Michele Cavone che riferisce testualmente “Ho lasciato ammazzare deliberatamente una persona”. Lo stesso cardiochirurgo si rammarica del fatto di non essere andato ad autodenunciarsi, ma spiega di non averlo fatto “per paura di essere sospeso”. Cavone, infatti, si sarebbe reso conto che la monovra del primario avrebbe messo in pericolo la vita della paziente. Dalle altre registrazioni che ci vengono consegnate, successivamente alla pubblicazione della nostra inchiesta, emerge in modo chiaro che anche altri medici della Cardiochirurgia del San Carlo sapevano dell’accaduto. Si parla di come sono andate le cose in sala operatoria, dell’autopsia sul cadevere della donna. Le registrazioni da noi pubblicate e consegnate all’autorità giudiziaria, come sottolineato dal procuratore Gay, “sono entrate a far parte del quadro complessivo degli elementi a carico degli indagati”.
Lo scorso 21 ottobre poi sono state arrivate le dimissioni del direttore generale dell’azienda ospedaliera del San Carlo, Giampiero Maruggi, il quale, ha parlato di “ampio rimbalzo mediatico e strumentalizzazione degli avvenimenti”. Oggi, a distanza di oltre un anno dalla morte della paziente e a conclusione delle indagini gli arresti dei tre medici.