Ospedale San Carlo: un po’ di chiarezza non guasta

8 settembre 2014 | 18:29
Share0
Ospedale San Carlo: un po’ di chiarezza non guasta

Negli ultimi giorni su alcune testate sono apparsi articoli mistificatori e denigratori firmati da giornalisti di seconda e terza fila, dal momento che qualcuno, 

anziché avere il coraggio di sottoscrivere certe affermazioni, ha preferito sfogarsi sui social network, con diffamazioni gratuite subito rimosse per paura o per pudore. Fonti non autorevoli intrise di egocentrismo, piuttosto che di professionalità, hanno mirato soltanto ad un fine: spostare l’attenzione dal grave fatto di malasanità, da noi raccontato, a chiacchiere da bar. Veniamo ai fatti. Un giornalista ha il dovere di pubblicare qualunque notizia abbia un interesse sociale. Prima però deve verificare, indagare, riscontrare, raccogliere la documentazione necessaria a sancire il carattere di notizia vera di un fatto vero. E’ quello che abbiamo fatto prima di pubblicare. Ciò che noi abbiamo reso noto è chiaro, inequivocabile. Un medico denuncia un episodio accaduto in sala operatoria. Suo malgrado. Un episodio di cui tutti sanno e di cui tutti parlano in reparto. E invece che fanno certi giornali? Sputano depistaggi, manipolazioni, corvi, guerre tra medici, e addirittura affacciano l’ipotesi che lo “scoop” sia servito ad attaccare un magistrato. Nulla di più infondato! Tutto il resto è paccottiglia utile soltanto a chi non è interessato alla verità o magari ha paura della verità. Per le nostre mani è passata molta documentazione anche audio registrata. Le registrazioni integrali, non solo quelle contenenti la confessione di Cavone, le abbiamo consegnate all’autorità giudiziaria. Al contrario di quanto ha pensato e scritto qualcuno. Strumentale appare il riferimento al procedimento nei confronti di Michele Finizio per un reato che, allo stato attuale, non risulta essere confortato da validi elementi probatori e che è evidentemente nella fase delle indagini preliminari. Nulla di più. Da quando in qua avere un’indagine in corso esclude la possibilità ed il giusto diritto costituzionale di svolgere il proprio lavoro? Anche questo è un reato secondo chi ha denigrato al limite della diffamazione i giornalisti di Basilicata24? Prima di assegnare patenti di autorevolezza giornalistica, sarebbe opportuno riflettere. A noi non interessa chi ha registrato, chi è amico di chi, chi è in affari con chi, chi litiga con chi.  A noi interessa il fatto.  Diciamo la verità, Basilicata24 è una testata scomoda, un giornale vero. Anche se qualcuno vuole farlo passare per “un sito web”. E’ ridicolo il tentativo di denigrare la testata per indebolire la portata delle denunce. Il tempo ci dirà chi difende gli interessi personali e di condominio e chi invece fa informazione. La macchina del fango è in pieno movimento, a chi la manovra rispondiamo: indagateci, perquisiteci, arrestateci, fate che volete. Ci aspettiamo di tutto, ormai. Anche dal deserto proveremo a parlare di praterie. Nessuno ci fermerà. Mai.