Potenza aspetta risposte, non poltrone riscaldate

9 luglio 2014 | 17:08
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Potenza aspetta risposte, non poltrone riscaldate

Credo, anzi ne sono certo, che l’avvocato Luigi Petrone sia impigliato ancora in una rete inestricabile. Che risulti essere tuttora l’agnello fra i lupi, il capro espiatorio, la vittima sacrificale da immolare sull’altare del Partito democratico. Un “sistema” verticistico i cui gangli interni sono capaci di condizionare e di imporre ambigui tatticismi pur di non “concedere” agli avversari libertà di manovra o, semplicemente, di lavorare per il bene comune. Un “sistema” fatto, – perché no, Petrone lo sa bene, – di franchi tiratori e qualche “fratello-coltello”. Ciò che è accaduto martedì, in occasione del primo Consiglio comunale – nello specifico la votazione “andata in bianco” da parte del centrosinistra affinché si convergesse in prima battuta sull’elezione di Petrone in qualità di presidente dell’Assise – è una logica egoistica, logorata da tatticismi e dettata da spiriti individualistici poco inclini al dialogo. Una “logica” influenzata da una sovrastruttura partitica che già è orientata verso il “gettone” di presenza piuttosto che indirizzata nei confronti di quello che dovrebbe essere il vero obiettivo della consiliatura e per il quale la comunità potentina ha riposto fiducia nei propri rappresentanti usciti dalle urne: rianimare un’amministrazione attaccata alle macchine. Parlare di inciucio o consociativismo è riprovevole. Non si deve ragionare in termini di apparati di partito per ringalluzzirne le figure apicali ed il capobastone di turno. Qui si tratta di salvare una città, di saltare gli steccati, di mettersi umilmente al servizio del vicino ed aiutarlo a coltivare anche il suo orticello per il bene dei cittadini. Condividere. Questa è la missione. Non per tramare sottobanco e spartirsi fette di torta ma per far attraccare la zattera “Potenza” in un porto sicuro. Purtroppo il centrosinistra “accentratore” si permette ancora il lusso di fare i capricci, di giocare a nascondino e di abbandonarsi a puerili invidie nei confronti dei “destrorsi” rei di legittimare la carica di Petrone come presidente. Questo centrosinistra (o per meglio dire, quello di sempre) “ragiona” ancora in base a quel delirio di onnipotenza che gli ha sempre permesso di fare il bello ed il cattivo tempo, di proseguire il cammino in maniera autosufficiente senza il “supporto” degli avversari. Mi chiedo. E’ complicato lavorare, non solo per il partito d’appartenenza, anche per una visione d’insieme che faccia respirare il Comune, i suoi forzieri, i suoi cittadini? Non si è capito invece che bisogna fare tutto in fretta, non c’è più tempo di dissertare sui soliti isterismi. L’aspetto fuorviante che più mi lascia basito è stato l’atteggiamento posto in essere dai “giovani” scranni del centrosinistra. Dovrebbero spezzare le catene delle tessere e invece si ha l’impressione che siano ancora più resistenti i legacci che li stringono ai “vecchi volponi”. E’ tempo di svincolarsi, di non dare retta alle camere oscure e alle stanze dei bottoni. E’ tempo di camminare sulle proprie gambe e lasciare il girello. E’ tempo di non farsi rottamare dall’usato che ha lacerato Potenza. Altrimenti “tutto cambia” affinché non cambi nulla, la situazione resta gattopardesca e il teatro dell’assurdo va sempre in scena. Resto esterrefatto da un particolare: molti di questi giovani provengono dal mondo dell’associazionismo che rappresenta l’animo nobile di questa città e che dalla politica (tranne per alcune eccezioni) non ha ricevuto nulla in cambio, se non qualche briciola. Basta negoziare, occorre uno scatto di reni. Con questi chiari di luna quali saranno le prospettive per l’approvazione del bilancio. Sarà un altro muro contro muro, l’ennesimo gioco a rimpiattino? La città aspetta risposte non poltrone riscaldate. (Francesco Caputo, giornalista)