Sul caso Ferriera analisi parziali e ‘possibili omissioni’

17 maggio 2014 | 17:07
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Sul caso Ferriera analisi parziali e ‘possibili omissioni’

Mancano i risultati del cosiddetto ‘quarto campionamento’. L’Agenzia all’Ambiente doveva fornire, per legge, i dati su alcune polveri sottili riscontrare alla ‘fonte’ di emissione. Ad oggi, invece, compaiono solo i risultati forniti dal privato. La Procura, intanto, continua ad indagare.

E’ il 12 dicembre dello scorso anno. I rilievi dell’Agenzia regionale all’Ambiente, eseguiti in due step, l’estate precedente, vengono resi noti. Sono i dati del ‘primo’ e del ‘secondo’ campionamento. Dai 3 deposimetri posizionati non distanti dalla ex Sider Potenza, emergono livelli di diossine molto simili a quelli rilevati a Taranto, accanto all’Ilva, “tra il 2008 e il 2009”. Scoppia il caso. Ne parlano i giornali locali e anche qualche tv nazionale. Passano due mesi. Arriviamo al 20 febbraio 2014. Giungono i dati del ‘terzo campionamento’, relativo ad analisi fatte, a dicembre scorso, sempre dall’Arpab. Scendono le diossine, aumenta il benzoapirene. Il focus dei media, strano ma vero, viene dirottato sulle “possibili” fonti di inquinamento non riconducibili alla Ferriera: sotto accusa smog, traffico e altre fabbriche operanti nella vicina zona industriale.

Nel frattempo, però, sempre a febbraio, veniamo a conoscenza di un carteggio tra Dipartimento Ambiente e Arpab, nel quale interviene anche l’assessore regionale all’Ambiente Berlinguer. Quest’ultimo, a più riprese, chiedeva già da alcuni mesi all’Arpab di fare i rilievi sulle diossine non solo attraverso i deposimetri, posizionati in 3 punti a poche centinaia di metri dall’impianto, ma eseguirli direttamente nel punto di emissione: cioè il ‘camino E6’. L’assessore riferisce tutto in terza Commissione regionale il 19 febbraio scorso. E in quel contesto ammonisce l’Arpab per non aver adempiuto ai controlli prescritti dall’Autorizzazione integrata, concessa, nel 2012, dalla Regione alla stessa Ferriera. L’errore dell’Arpab appare colossale. Non avendo verificato le diossine alla fonte, cioè al ‘camino E 6’, non ha potuto fornire un dato dirimente per capire se i veleni precedentemente rilevati, provenivano ‘proprio’ dalla Ferriera. Dato che poteva escludere, quindi, altre fonti ‘esterne’ di inquinamento.

Si è alimentato, così, un circuito mediatico impazzito. All’insegna del ‘tutto avvelenato, nessun inquinatore’. Solo incompetenza professionale, da parte dell’Agenzia all’Ambiente, o si può parlare di ‘chiare’ omissioni? Nel frattempo gli unici ad avere le idee chiare sono apparsi ‘i vertici’ della Ferriera. Lo scorso 5 aprile, infatti, in un incontro al Comune di Potenza, hanno snocciolano dati diventati improvvisamente “100 volte inferiori ai limiti di soglia”. “Molto” al di sotto dei limiti, secondo i responsabili della Sider, anche le diossine rilevate al “camino E6”. Ma si tratta di dati autoprodotti dall’azienda e poi trasferiti anche all’Arpab! Mancano, invece, i risultati del ‘quarto campionamento’. Risultati che dovevano essere forniti dal controllore, indicato, per legge, nell’Arpab. Che a tutt’oggi, in sostanza, non ci dice quante diossine e furani vengono emessi dal ‘camino E6’. Speriamo che a breve ce lo possa dire almeno la Procura di Potenza.

Dal luglio scorso, infatti, la magistratura sta indagando sulle ‘polveri’ emesse dalla Ferriera. E per condurre le indagini si sta avvalendo di periti già al lavoro sull’Ilva di Taranto. Negli ultimi mesi, inoltre, numerosi sono stati i blitz dei carabinieri del Noe, all’interno dello stabilimento siderurgico. Parliamo di diossine, non di uno sciroppo per la tosse. E’ un diritto dei cittadini di Potenza che vivono accanto alla Sider, sapere cosa diavolo stanno respirando. E soprattutto, per colpa di chi?