Speranza e i neorenziani per convenienza

28 maggio 2014 | 17:14
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Speranza e i neorenziani per convenienza

Questa si’ che è coerenza. E’ il settembre del 2013. In un’intervista a Repubblica, il capogruppo alla Camera del Pd, Speranza, non ha dubbi: “Il segretario del partito deve concentrarsi solo sul partito, per la scelta del candidato premier

ci saranno nuove primarie”. Di lì a 3 mesi, alle cosiddette primarie dell’Immacolata (8 dicembre) Renzi strapazza Cuperlo e diventa segretario del Pd. Speranza appoggia proprio Cuperlo. Quindi, in sostanza, perde. Ma il capogruppo prosegue tranquillo il suo cammino. Senza colpo ferire. Quando Renzi in pochi giorni fa le scarpe ad Enrico Letta – dalla direzione di partito a palazzo Chigi in poche ore (era il 16 febbraio) – Speranza tace. Pare reagire solo a fine marzo. Quando si fa promotore di un correntone interno al Pd che spezza l’area cuperliana. La corrente, “autonoma” (ma da cosa ben non si capisce) si propone di rianimare il dibattito interno al partito partendo dal necessario “ricambio generazionale”. La nuova pseudoformazione comprende bersaniani, dalemiani, ex Ppi e oltre a Speranza ha come leader l’onorevole Nicola Stumpo. Cioè i due coraggiosi, in sostanza, si riproponevano di porre la questione del “ricambio” generazionale dopo che Renzi, quell’operazione, l’aveva già ampiamente messa a segno ridisegnando organigrammi, segreteria e persino il Governo. Ma la mossa era chiaramente quella di avvicinarsi al ‘nuovo capo’. La notte delle elezioni europee, infatti, dopo lo tsunami di Renzi (oltre 40% di voti al Pd) Speranza è nella foto di famiglia, insieme a tutti i big, giovani e meno giovani, nella sede romana simbolo del Partito democratico: il Nazareno. Tutti d’accordo. Da Fassina a Stumpo, passando per D’Alema, Bersani e Speranza. Quest’ultimo, con calma olimpica, afferma: “Nessuno poteva immaginare una vittoria così. Renzi deve utilizzare questa vittoria e noi con lui”. Che tradotto dal politichese vuol dire: Speriamo che Renzi mi riconfermi capogruppo alla Camera! Le questioni di lana caprina sono ormai scomparse. “Il potere logora chi non ce l’ha”, metteva in guardia Andreotti. E il suo attuale potere, Speranza, ha pensato di tenerselo ben stretto. Senza protestare. Al diavolo la coerenza. L’unica voce appena fuori dal coro, nel Pd, è rimasta quella di Pippo Civati. Che ha chiesto un “superamento delle larghe intese” e uno spostamento dell’asse di Governo verso “Sel e Movimento 5 stelle”. Ma per il resto, la democrazia renziana ha messo un po’ tutti d’accordo. D’altronde, fuori dal manuale Cencelli, non ci vuol rimanere proprio nessuno!