
Una terra di controsensi. Una politica in preda alla confusione. Pochi giorni fa la Giunta regionale lucana ha approvato un bando per la produzione e la commercializzazione del Canestrato di Moliterno, un pecorino molto rinomato.
Ad usufruire dell’aiuto, le aziende agricole che rientrano nei 30 Comuni del ‘Programma operativo Val d’Agri’. I soldi investiti, si legge nel bando, servono per migliorare “la qualità delle produzioni, la sicurezza alimentare, l’igiene e la tipicità del prodotto”. Ma si tratta di zone interessate dalle estrazioni petrolifere dell’Eni. Parliamo di un’area geografica che finora, a causa dell’impatto estrattivo, ha già visto sfiorire i suoi frutti agricoli migliori. Dal miele della Val d’Agri al vino dell’Alta Val d’Agri. Un vitigno doc, quest’ultimo, coltivato e prodotto tra Viggiano, Grumento e Moliterno. A pochi passi da lì, però, si trova il Centro Oli dell’Eni, dove avviene la prima desolforizzazione del greggio estratto. Ed è anche l’area del Parco Appennino lucano: uno strano perimetro naturale circondato dalle trivelle. Nella stessa area, nell’arco di pochi chilometri, affiorano ‘germogli’ di inquinamento da idrocarburi riscontrabili nelle acque (Pertusillo e contrada La Rossa). I livelli di idrogeno solforato emessi dal Centro Oli, inoltre, fanno paura a chi vive nelle prossimità dell’impianto. Contrada Le Vigne (Viggiano), è proprio l’emblema della ‘impossibile’ convivenza tra agricoltura ed estrazioni. Si trova a poche centinaia di metri dal Centro Oli. Chi aveva un pezzo di terra lì e coltivava olio, vite e ortaggi, oggi maledice il giorno in cui ha acquistato casa e vigna. E aspetta solo che l’Eni rilevi tutti quei pezzi di terra. E così, mentre il dibattito degli ultimi giorni è tutto incentrato sulla richiesta di maggiori royalties in favore della Basilicata petrolizzata, il tema ambiente e salvaguardia delle colture, continua a rimanere sullo sfondo. Come uno spauracchio da non risvegliare. Anzi, per paradosso, vengono investiti soldi per ‘promuovere’ un’agricoltura impossibile. Con quali garanzie qualcuno dovrebbe acquistare prodotti agricoli in odore di petrolio? E così, i 950mila euro del bando regionale assegnati alla filiera del pecorino (canestrato) di Moliterno, appaiono come un controsenso difficile da spiegare. Alcuni dei più grandi produttori di Canestrato, tra la Val d’Agri e la Val Basento, stanno mollando proprio perché si sono resi conto che non si può offrire un prodotto potenzialmente a rischio. Ma la Giunta regionale lucana crede nel progetto. Che strana terra la Lucania. La politica con una mano lascia perforare Eni e Total, con l’altra promuove la filiera dei prodotti tipici. Una sintesi tra masochismo e miopia verso il futuro. Se provi a mettere il dito in queste contraddizioni, però, reciti la parte del disfattista. Ok, ma di quale sviluppo economico stiamo parlando?