Sull’abolizione del Senato

2 aprile 2014 | 17:50
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Sull’abolizione del Senato

Si discute tanto dell’abolizione del senato. A sostegno della riforma vengono addotte diverse motivazioni; una è che così si risparmiano tanti soldini, mentre l’altra è che il bicameralismo intralcia la promulgazione delle leggi e che tanto vale avere solo un ramo del parlamento che, insomma, basta e avanza, come, affermano in più, avviene negli altri paesi d’Europa. Fosse solo per questo, sarebbe facile obiettare che in Europa tante cose sono diverse dall’Italia, a cominciare dalla mancanza di inquisiti al governo, per finire a una giustizia più veloce, passando per servizi migliori e a più basso costo. Ma sarebbe troppo facile finirla qui. Invece il problema va affrontato compiutamente, e valga il vero. Le leggi non trovano più la loro nascita all’interno del parlamento, ma sono di proposta governativa. I parlamentari si limitano a ratificare, o meno, quello che viene partorito altrove, casomai a Palazzo Grazioli, sebbene con un minimo di contraddittorio. Spesso accade, e i servizi televisivi lo confermano, che i parlamentari non sappiano neanche cosa hanno votato o cosa raccontava il progetto di legge appena votato. Alzano la mano, o addirittura premono un bottone o se lo fanno premere da un collega perché impegnati al bar con un aperitivo. La produzione legislativa del parlamento è limitata a roba che neanche viene discussa. Stando così le cose si potrebbe abolire anche la camera dei deputati, e nessuno se ne accorgerebbe. Diverso è se i ruoli fossero rispettati e ricoperti da gente degna di rappresentare l’Italia, competente e appassionata. In questo caso la tradizione italiana che prevede la doppia camera avrebbe più di un senso, affondando le sue radici nei lavori preparatori della Costituzione, dai più raccontata come qualcosa di memorabile e intoccabile. Ma l’Italia è il paese dove, pur esistendo regole e regolucce, finanche troppe, di cui le più antiche, buone e ben scritte, vige l’anarchia più assoluta, e le regole non vengono rispettate punto. Talchè modificare una legge neanche attuata diventa un gioco inutile, rischioso e quindi una sonora fregatura perché sembra che tutto cambi mentre la cronica inosservanza continua imperterrita ad essere attuata, e allora che ci sia la legge vecchia o che ci sia la nuova nulla cambia. Quindi il mio commento è laconico e conciso: fanculo. Del che è verbale.