La gioia di poter offrire un panorama diverso dentro una città grigia

25 aprile 2014 | 11:50
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La gioia di poter offrire un panorama diverso dentro una città grigia

Ci sono Partiti e partiti, Movimenti e movimenti, Coalizioni e coalizioni, e poi ci sono anche liste uniche, ovvero “persone” che hanno formato liste fatte più o meno da persone comuni e che hanno deciso di andare da soli. Ma certo, in una elezione amministrativa contano “le persone”, mica il partito. Conta un pò anche il programma, le idee e ciò che si vorrebbe fare per la città? Oppure conterà ancora una volta il cugino, l’amico di condominio, il parente prossimo che una volta si presentò, ma non uscì per una manciata di voti: “adesso però dobbiamo aiutarlo, bisogna che esca”. Mi sono sempre chiesto il significato di alcuni termini che si usano solo in politica, anzi no, solo sotto elezioni. Quando uno si ritiene capace, allora “lo dobbiamo portare”. Ma dove lo portiamo? Mi si materializza un’immagine di un gruppo di persone che portano sulle loro spalle il fortunato, colui che bisogna che “esca”. Che esca per andare dove? Esca dall’anonimato in cui era confinato? Che esca finalmente dal suo stato parassitario e trovando un’occupazione che invece dovrebbe essere intesa come servizio e non come un lavoro stabile? Si perde o si vince sempre “per una manciata di voti”, che mi suona un pò come “un pugno di dollari” roba d’altri tempi, da spaghetti western all’italiana, come la nostra politica stantìa, insomma. Ultimamente altre due sono le parole immancabili nel periodo prelettorale, che sono importanti, ma diventate così inflazionate che adesso, quando le pronunci, sembra che non stai dicendo più nulla, come se parli e dalla bocca non escono suoni, ma solo aria. Le due parole sono “futuro” e “rivoluzione”. Quando da studente studiavo il termine “rivoluzione” lo accoppiavo a scene drammatiche o epiche, climi troppo caldi (Cuba) o troppo freddi (Russia): mai che la rivoluzione si faccia in un clima temperato, che so, da 12 a 24 gradi. Forse i climi estremi, tropicali oppure sotto zero, sono maggiormente favorevoli alla riuscita dell’impresa. Circa la parola “futuro”, il termine è talmente impegnativo che l’unica cosa sensata che mi viene in mente è una stupenda canzone di Leonard Cohen. Una parola troppo importante e significativa per accostarla all’uso cialtronesco che si fa nella politica preelettorale. Ed infine alle amministrative è impossibile non sentire da chiunque, candidati e non, che “si vota la persona”, mica il partito. Si ok, il partito, la sua storia, la sua tradizione, ma alla fine si vota sempre per lui. Il Candidato Sindaco. Nelle amministrative si manifesta attraverso le forme più svariate il culto della personalità individuale. Uno contro il mondo. Sarò io che vi porterò fuori dal tunnel, è da me che passa la strada per la vera rivoluzione (occhio al clima, però), è solo grazie alla mia personale battaglia che il mondo cambierà. Vedrete. Vincerò io. Noi invece stiamo pensando a qualcosa di diverso. Si, lo so questa l’avete già sentita. Fatemi dire in cosa saremmo diversi, però. Siamo di gran lunga i primi ad avere un programma (pazzesco vero?), lo abbiamo perfino pubblicato su manifesti e volantini, abbiamo un gruppo di candidati che non ha mai fatto politica, ma che da 10 settimane ci mettono la faccia incontrando i cittadini nei bar, abbiamo deciso di non fare alcuna coalizione, e portiamo avanti le idee con un candidato sindaco nato e cresciuto in questa città, che è fermamente convinto che da solo non cambierà un bel niente e che se qualcosa dovrà succedere di importante, essa partirà da questo movimento per contagiare tutti quei cittadini liberi che il voto al proprio cugino si sono stancati di darlo, perchè quel cugino, quando poi è andato lì dentro, non ha più dato risposte ai parenti e amici che lo avevano “portato”. Ma non ci permetteremmo mai di chiamare questa cosa: “rivoluzione”, semmai la chiamiamo “gioia”, la gioia di poter offrire un panorama diverso dentro una città grigia.

Dino De Angelis, candidato sindaco di Azione Civica