Rai, quanto mi costi!

14 marzo 2014 | 19:19
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Rai, quanto mi costi!

La polemica l’aveva sollevata Milena Gabanelli, di Report, qualche mese fa. Oggi anche Cottarelli, commissario straordinario di Renzi alla spending review, vorrebbe tagliare le sedi regionali della Rai. Solo in Basilicata l’affitto dello stabile costa 365 mila euro l’anno. Moltiplicato per tutte le altre sedi e aggiunti stipendi, servizi e spese, il carico sale. A spese del contribuente.

Quattro piani e vetri a specchio. “La struttura destinata alla Rai di Potenza – si legge sul sito dell’emittente di Stato – si sviluppa su 5 mila e 600 metri quadri; è disposta su 4 piani ed è circondata da un’area esterna di 2200 mq tra parcheggi, zona verde ed area pedonale…”. Lo spaccato di una piccola regione come la Basilicata, con meno di 600mila abitanti, rende bene il senso del necessario e superfluo. La sede potentina costa solo di affitto “365 mila euro l’anno”. Aggiungiamoci il costo del personale. Stuoli di giornalisti, montatori, operatori e qualche autista. Mettiamoci anche un servizio seguito sicuramente da tanti lucani, ma che nei contenuti lascia troppo spazio a sagre, frizzi e lazzi di carnevale.

L’attacco di dicembre della Gabanelli. A sollevare il problema  fu Milena Gabanelli, giornalista di Report, che a fine dicembre, rilasciando un’intervista al Corriere della Sera, affermò che forse sono eccessive ed inutili in Italia “25 sedi regionali, con troppi reggimicrofono, troppi servizi su sagre locali, troppi assessori che inaugurano mostre; e qualche servizio di cronaca”. Mettiamoci anche i 400 milioni di euro spesi ogni anno in Italia per reggere ‘la macchina’, e allora qualcosa davvero non torna nella bilancia costi pubblici e ricavi (sia economici, sia in termini di diritto all’informazione dell’utente). Una sintesi spietata, quella della Gabanelli, ma anche una caricatura eccellente di quanto accade in giro per la penisola. Lì dove il privato dimezza (si veda il caso Rcs-Corriere della Sera), la Radiotelevisioneitaliana pare affrancarsi dalle logiche di mercato. Forse perché il canone e le nostre tasse continuano a pagare.

La stilettata del commissario di Renzi alla spending review. La forbice del Governo Renzi potrebbe toccare anche la Rai. L’imperativo è racimolare 4 miliardi nel 2014. E allora perché non pensare a quei 400 milioni di euro che costa il sistema radiotelevisivo pubblico con tutti i suoi apparati locali?. “Per legge la Rai deve avere sedi in tutte le Regioni”, ha affermato qualche giorno fa Carlo Cottarelli, commissario alla riduzione della spesa del Governo Renzi. Ma poi è subito passato al contrattacco, aggiungendo: “In realtà si potrebbe fare informazione regionale anche senza avere sedi regionali”. Una provocazione, la sua, che coglie nel segno. Se oltre alla spesa per le sedi, poi si pensa anche alla qualità del servizio, tra Buongiorno Regione e tg vari, viene sempre più da riflettere. E poi che dire della distanza siderale che separa quei ‘giornalisti di serie A’ dagli altri comuni mortali che operano nel privato (specie nelle piccole redazioni) tra assunti e free lance?

Ma la rai raddoppia: assume altri 100 giornalisti. Ciò che probabilmente il commissario Cottarelli non sa, però, è che a fine aprile scadono i bandi per un nuovo concorso in Rai. La nostra mamma di Stato assume 100 nuovi giornalisti. Oltre ai 3mila già operanti a tempo pieno, in Italia ne servono altri. Altre spese. Davvero utili? Poche inchieste, pochi approfondimenti, poca predisposizione a mettersi di traverso ai poteri e al Governo. Un modello Vespa generalizzato che serve poco ad accrescere la consapevolezza degli utenti e a nutrire un sano diritto all’informazione. Con buona pace dei tanti e validi professionisti che operano in Rai, forse l’ora dei frizzi, dei lazzi, e degli intoccabili mezzobusto, sta diventando un lusso che non serve. In termini di share e di qualità dell’informazione prodotta.

I belli del video. Nell’ultimo concorso Rai, i cui termini di iscrizione scadono a fine aprile, si richiede, tra le altre credenziali, anche la capacità di utilizzare videocamere e programmi di montaggio video. Ma bisognerebbe chiederlo ai giornalisti attualmente operanti nelle sedi Rai italiane, quanti di loro hanno mai preso in mano una telecamera. E quanti di loro sanno cosa significhi un programma di montaggio. Se avessero acquisito queste competenze nel corso degli anni, ci avrebbe risparmiato l’Italia. Più giornalisti multitasking e meno montatori, operatori e competenze ‘esclusive’. Milioni di spesa in meno. Ma andarlo a spiegare ai giornalisti Rai sarebbe un po’ come macchiarsi del reato di ‘lesa maestà’. Per carità. Il sindacato urlerebbe allo scandalo!