Tumori infantili, più attenzione a cure e prevenzione

17 febbraio 2014 | 16:15
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Tumori infantili, più attenzione a cure e prevenzione

La cattiva notizia è che i tumori infantili in Italia sono sopra la media europea ed americana mentre la buona notizia è che aumenta la sopravvivenza dei piccoli pazienti. Sono queste le conclusioni sui dati, pubblicati su Epidemiologia e Prevenzione, raccolti dalla Airtum (Associazione Italiana registri dei tumori) e diffusi in occasione della dodicesima Giornata internazionale contro il cancro infantile che si è svolta sabato 15 febbraio scorso, con al centro dell’attenzione un obiettivo ben preciso: il miglioramento delle cure per gli adolescenti e i giovani adulti che si ammalano di tumore. Lo studio – riferisce l’Anisa Basilicata – fornisce una misura aggiornata dell’incidenza e della sopravvivenza dei soggetti con tumore in età pediatrica (anni 0-14) e adolescenziale (anni 15-19), basata sui dati raccolti da 23 registri dell’Associazione Italiana Registri Tumori (il Registro voluto dalla Regione Basilicata e affidato all’Irccs-Crob di Rionero, presentato a dicembre 2012, è in attesa di accreditamento Airtum). Secondo i dati raccolti, l’incidenza di neoplasie tra i piccoli con eta’ compresa tra i 0 e i 14 anni è pari a 175,4 nuovi casi all’anno ogni milione di abitanti. Al Sud è leggermente al di sotto: 163 nuovi casi l’anno per ogni milione di maschi e 142 nuovi casi l’anno per ogni milione di femmine. La Basilicata è in questa media. L’obiettivo della Giornata – sottolinea Antonio Flovilla, presidente dell’Anisap- è stato quello di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica, delle Istituzioni, dei pediatri e delle famiglie sulla basilare importanza di una diagnosi tempestiva, perché prima si riconosce il tumore, maggiori sono le probabilità di curarlo e guarire definitivamente. Fortunatamente i casi di cancro in età adolescenziale sono pochi (circa mille nuove diagnosi all’anno in Italia fra i 15 e i 19 anni) e, com’è normale, i ragazzi tendono a sottovalutare eventuali sintomi, così come genitori e medici di famiglia stentano a ipotizzare la presenza di una patologia tanto grave in un adolescente. Ma il «problema teenager» è ancor più evidente se paragonato a quanto avviene oggi quando ad ammalarsi è un bambino sotto i 14 anni: Per i più piccoli i percorsi di cura sono ottimizzati e i tassi di guarigione sono in costante miglioramento mentre le statistiche indicano chiaramente che a parità di malattia e di stadio un adolescente ha minori probabilità di guarigione di un bambino. Soprattutto perché si perde molto tempo per arrivare alla diagnosi (quasi il triplo) e i giovani troppo spesso vengono curati nelle oncologie dell’adulto, dove non è diffusa in genere una specifica esperienza nelle patologie rare e particolari come le neoplasie che insorgono in questa fascia d’età». Ad oggi circa il 70 per cento degli adolescenti guarisce e nella stragrande maggioranza dei casi può avere una vita normale, del tutto simile a quella di un coetaneo che non ha mai dovuto affrontare il cancro. È però fondamentale che, oltre ad essere curati nelle oncologie pediatriche specializzate, siano anche seguiti da equipe multidisciplinari in grado di garantire loro anche una buona qualità di vita. Nel campo della ricerca oncologica – evidenzia ancora Flovilla – è in corso oggi un grandissimo sforzo per trovare metodi che possano identificare i tumori attraverso semplici analisi del sangue ben precisi. La necessità più grande in questo senso è capire quali tracce, chiamate marcatori, rappresentino, e in modo univoco, un tumore quando non si è ancora sviluppato nei tessuti. I pazienti oncologici, pertanto, devono essere messi in condizione di eseguire agevolmente l’esame per valutare gli elementi del sangue (emocromo) indispensabile per la chemioterapia, o le donne in gravidanza non devono sopportare i disagi di lunghe file; tanto meno i soggetti economicamente fragili rinunciare a curarsi. La rete dei Laboratori di analisi cliniche è alla base del 70% delle diagnosi; depotenziarla -conclude il presidente dell’Anisap- ritarderebbe diagnosi e cure comportando ricadute sociali gravissime e notevoli aumenti della spesa socio-sanitaria.