L’aria a Bucaletto e Betlemme non era solo cancerogena ma “mutagena”

6 febbraio 2014 | 08:50
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L’aria a Bucaletto e Betlemme non era solo cancerogena ma “mutagena”

Sono visionabili sul sito dell’Arpab, i dati di campionamento dell’aria di Bucaletto /Betlemme-Potenza, relativamente ai punti: “piazzale abitazione Manganiello ( Mancaniello in altre analisi)” e “terrazzo ASP – Betlemme”.

I dati Arpab, risalenti a novembre – dicembre 2012 sono raccapriccianti: in due tabelle sono riportati i nomi di sostanze inquinanti di cui è addirittura difficile trovare informazioni accessibili in lingua italiana sul web. La prima sostanza è il benzo-pirene, il cui valore limite per la protezione della salute umana è fissato per legge a 1 ng/m3 (D.L. 155/2010), si parla di “protezione” perché è una sostanza tossica, cancerogena e di categoria mutagenicità 2 – R 46, ossia può provocare alterazioni genetiche ereditarie. Come il benzopirene, tutte le altre sostanze analizzate ossia il benzoatracene, il benzofluorantene e l’indenopirene hanno sforato la soglia di legge per almeno 5 giorni sui 17 esaminati, condividendo grosso modo anche i picchi, tra il 12 ed il 14 dicembre, lasso temporale ove tutte queste sostanze cancerogene, mutagene, tossiche sugli organismi acquatici con effetti di lunga durata ed in alcuni casi ancora oggetto di studio per la loro tossicità multiforme, hanno in alcuni giorni raggiunto il valore di 4,841 ng/m3, vale a dire quasi 5 volte il limite di legge. Il bilancio per la qualità dell’aria in prossimità dell’abitazione Manganiello è pessimo, anzi cancerogeno, anzi mutageno. Il valore medio del benzopirene nel periodo esaminato è stato di 1,3 ng/m3, 0,93 per il benzoantracene, 1,21 per il benzofluorantene ed 1,015 per l’indenopirene, il tutto in soli 17 giorni di monitoraggio reso pubblico: e nel resto dell’anno? Spostando l’attenzione vero il secondo punto di prelievo, il terrazzo della A.S.P di Betlemme, la situazione non migliora e le medesime sostanze sforano per un eguale numero di volte i limiti di legge, ed anche qui appare palese dalle analisi che qualcosa di altamente inquinante sia successo tra l’11 ed il 14 dicembre del 2012, ed anche qui il benzopirene fa la parte del leone con un valore medio di 1,29 ng/m3. Da non addetto ai lavori vi posso garantire che non è semplice cercare informazioni in italiano su queste sostanze e quando le trovi speravi anche di non vederle. Le sostanze di cui parliamo, idrocarburi policiclici aromatici, sono un marchio di fabbrica delle industrie, siderurgiche od estrattive, insomma delle cosiddette industrie impattanti. Non causano solo diverse forme tumorali ma anche alterazioni del DNA e delle capacità riproduttive, e negli organismi acquatici possono avere effetti tossici di lunga durata: insomma l’aria dell’ILVA ma senza essere a Taranto. Se l’ARPAB sarà riformata, meglio farle recuperare gli anni persi, perché questi dati dell’aria non sono da mondo civilizzato, e la gente esposta a questi inquinanti andrebbe monitorata da subito, anzi sarebbe dovuta essere monitorata da anni, con una particolare attenzione per i bambini di età compresa tra 0 e 10 anni.

L’Inail, nei suoi opuscoli relativi alla prevenzione dei rischi sanitari derivanti da agenti chimici mutageni, ricorda che: “per quanto riguarda gli agenti cancerogeni e mutageni negli ambienti di lavoro, l’ultima direttiva europea 2004/37, riafferma gli obblighi dei datori di lavoro con le seguenti finalità di: • riduzione e sostituzione dei vari agenti; • evitare o ridurre l’esposizione; • fornire informazioni all’autorità competente; • valutazione dell’esposizione prevedibile e non prevedibili; • accesso alle zone a rischio; • misure igieniche e di protezione civile; • informazione e formazione dei lavoratori; • consultazione e partecipazione. Fornisce inoltre altre importanti disposizioni concernenti la sorveglianza sanitaria, la tenuta della documentazione, i valori limite.

Uno specifico aggiornamento in tema di prevenzione da agenti cancerogeni e mutageni è stato apportato dal D.Lgs. 66/2000, attuazione delle direttive 97/42/CE e 1999/38/CE, che modificano la direttiva 90/394/CEE, in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro. Il primo passo fondamentale, propedeutico al tutto, è la stesura del “documento di valutazione del rischio”, senza il quale non è possibile attuare alcuna misura seria di prevenzione. La stesura del documento, come è noto, è compito del datore di lavoro che lo redige in collaborazione con i soggetti individuati dalla normativa, che sono il Responsabile del servizio di prevenzione e protezione, il medico competente, nei casi in cui sia obbligatoria la sorveglianza sanitaria, con la previa consultazione con il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza”. Una domanda ai proprietari della Sider di Potenza: ma il Documento di Valutazione del rischio lo avete mai redatto?