La legalità. Prego?

1 febbraio 2014 | 10:59
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La legalità. Prego?

Il principio di legalità è un qualcosa di profondo, che sfiora appena il concetto di rispetto delle leggi, e che abbraccia la sfera dei rapporti sociali nella loro interezza, dalla famiglia alla scuola, dal mondo del lavoro alle pubbliche amministrazioni. Per esempio, approfittare di una posizione per incutere timore o strappare condiscendenza, su chi è gerarchicamente sottoposto o su chi dipende o ha qualche interesse che dipende da quella posizione, non sarà reato, ma è profondamente illegale, oltre che arrogante o semplicemente maleducato. Ma in Italia è la regola. Anzi, spesso si fa addirittura a gara a rendere servigi, favori o usare accortezze al potente di turno, si trattasse dell’ispettore, del capoufficio o del magistrato, del poliziotto o dell’infermiere, figuriamoci del politico. Questi comportamenti che affondano le loro radici in uno storico e incancrenito sistema feudale, che ha reso, pare, a vita, gli italiani veri e propri sudditi, sono lo specchio di una società malata che si è giocata la dignità con la prima partita, perdendola malamente. Il tentativo, quotidiano, di accattivare la benevolenza altrui, al solo scopo di ottenerne un pratico beneficio, comporta, poi, la relativa reazione a seconda che l’operazione sia o meno riuscita. Il potente di turno che non risponda nella maniera auspicata, diventa immediatamente una persona cattiva, che non apprezza gli sforzi, un vero e proprio stronzo, e lo si va dicendo in giro, ma non troppo e mai direttamente, per evitare la controreazione che potrebbe aggravare la situazione. La sottomissione iniziale, quindi, si accentua, solo per il timore di rappresaglie. Rappresaglie che si ritengono ben possibili, perché, di contra, il potente di turno, abituato a ottenere servigi senza neanche richiederli, effettivamente il più delle volte arriva ad offendersi se non gli si mostra la solita reverenza destinata appunto ai potenti. E allora il gioco si complica perché, da un lato, il sottomesso si sottomette in maniera esagerata, dall’altro il potente diventa ancora più potente, e usa il potere per il suo interesse personale. Una società che si poggia su questi modi comportamentali, oltre ad essere una società malata, è una società ad alto rischio, e favorisce, come in effetti fa, organizzazioni complesse come quelle malavitose, che, del potere per il potere, fanno lo scopo della loro esistenza. In questi contesti, ovviamente, spicca la totale e conclamata assenza del principio di legalità, barattato per interessi personali fin dal primo momento. Le apparenze rimangono salve, perbacco, ma è tutto distorto, in una maniera tale che solo un italiano può profondamente capire. E allora scene come l’avvocato che aspetta l’occasione per offrire un caffè al magistrato, o addirittura portargli la borsa, il cittadino che si prostra davanti al politico offrendogli tutto quello che ha, a volte soltanto per sentirsi protetto, per non parlare degli atteggiamenti già più illegali, che quotidianamente infestano la cronaca, in nulla sono diversi dal rispetto che si manifesta per il boss mafioso. Perché si porta rispetto al potere, non alla persona. Poi la chiamano finanche democrazia, invocano il valore della meritocrazia, ma sanno tutti benissimo che non c’è merito o intelligenza che tenga se non riconosci la tua sottomissione al potere, comunque sia vestito, gessato marrone o divisa, di qualunque tipo e specie. Vivaddio, esiste anche un margine di spazio dove si può respirare, ma l’aria comunque scarseggia ed è contingentata. Ma soprattutto non interferisce mai seriamente col potere. Che si chiami protesta o rivoluzione, il potere trova sempre la maniera per cavalcarla, mimetizzandosi fra i rivoltosi, fagocitandoli, e, all’occorrenza, eliminandoli. Puoi far casino, purchè rimanga nei limiti del folklore. Questo è il limite che incontra chiunque abbia ancora dignità e libertà, e conosca ancora lo sdegno. Questo è il rischio cui vanno incontro anche i grillini, per intenderci. Perché contro un uomo libero ci si coalizza, gli si scava attorno un fossato infestato di coccodrilli, lo si ridicolizza. Per fortuna esistono ancora i martiri. Solo che questi ultimi sono riconosciuti tali solo dopo qualche generazione. Solo allora la storia riconosce i meriti, chè gli uomini a tanto non sono delegati.