“Il fondo per la vita è segno di civiltà”. Bene la proposta di Pace

22 febbraio 2014 | 20:00
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“Il fondo per la vita è segno di civiltà”. Bene la proposta di Pace

E’ bastato che si tornasse a parlare di tutela della maternità e della vita nascente e di aborto, semplicemente come prevenzione dello stesso, grazie ad una proposta di legge, quella promossa dal consigliere regionale Aurelio Pace, perché si scatenasse uno tsunami di proteste accese, aspre e risentite, da parte delle donne di partiti, sindacati e associazioni della sinistra della nostra regione. Ciò che colpisce anzitutto è proprio questa impossibilità di parlare, di discutere, di confrontarsi, a partire da una proposta, che si può condividere o rigettare, ma non dovrebbe provocare reazioni da <anni di piombo>. L’aborto, si sa, è oggetto di una legge dello Stato Italiano, la 194/78, e, come ogni legge, soprattutto se <eticamente sensibile> , può essere discussa, ha i suoi sostenitori e i suoi detrattori; parlarne e continuare a parlarne non è reato e non è neanche scandaloso, anzi è doveroso ed è segno di una civiltà non assuefatta eticamente. Nello specifico, poi, quella dell’aborto è una legge particolare: da un lato di fatto autorizza l’aborto, a certe condizioni ed entro certi tempi, dall’altro ne dichiara la legalità non in sé, come se fosse un <diritto> delle donne o della società, ma solo a condizione che ci sia un “serio pericolo per la salute fisica o psichica della madre” (art. 4); inoltre dice espressamente che “non è mezzo per il controllo delle nascite” (art. 1) e dice anche che i consultori dovrebbero svolgere un’azione preventiva, tra l’altro “ contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza” (art. 2 comma d); dopo di che dice anche “I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita.” Quindi se qualcuno, consigliere regionale, associazione di volontariato o, meglio ancora (ma non succede!) struttura pubblica, soprattutto consultori, promuove qualcosa che vada nella direzione della prevenzione (non parliamo qui di quella remota preconcezionale, ma di quella a concepimento già avvenuto) dell’aborto, non svolge nessuna azione <ideologica> ma semplicemente cerca di attuare quella parte della legge 194 dedicata appunto alla prevenzione dell’interruzione volontaria della gravidanza, proprio perché quest’ultima, come dice la rappresentante di Telefono donna sulla stampa di ieri, “è una decisione sempre difficile e mai presa a cuor leggero da nessuna donna”. Nello specifico di questa proposta di legge, si parla di un contributo economico elargito per diciotto mesi per scongiurare un aborto cui si ricorrerebbe per motivi economici. Piuttosto che scandalizzarsi di questo aiuto bisognerebbe scandalizzarsi del fatto che nel 2014, in Italia, si debba decidere di interrompere una gravidanza, cioè la vita di un bambino concepito e l’esperienza della maternità e della paternità (perché c’è anche il padre), per motivi economici. Da questo punto di vista un <Fondo per la vita>, da chiunque gestito, è un segno di civiltà. Che poi ci vogliano altri <Fondi> per altri altrettanti gravi problemi (famiglie disagiate, disabilità, disoccupazione etc.) non c’è dubbio. Ma anche questo Fondo, che intanto qualcuno ha avuto il buon cuore (forse anche il coraggio viste le reazioni!) di proporre, è altrettanto importante e degno di essere quanto meno discusso, e poi, speriamo, accolto. Poi c’è la questione dei <Centri di aiuto alla vita> che ha fatto imbestialire le esponenti di Cgil, Sel, Telefono donna e PD sui giornali di ieri; i Centri di aiuto alla vita sono chiamati in causa dalla proposta di legge come collaboratori dei consultori e delle strutture pubbliche per accogliere e seguire nel tempo le donne e le famiglie che accettino l’aiuto economico proposto. Dov’è lo scandalo? Le signore che hanno veementemente protestato sanno cosa fa un Centro di aiuto alla vita? Conoscono le volontarie e i volontari che vi si dedicano? Sanno che da tre decenni i Centri di aiuto alla vita in Italia, attraverso il <Progetto Gemma>, una forma di adozione prenatale a distanza (non diversa dal contributo previsto dal Fondo per la vita della proposta di legge), hanno aiutato più di 15.000 madri e padri a far nascere i propri bambini altrimenti destinati a non nascere? Sanno che i Centri di aiuto alla vita e le Case di accoglienza in Italia hanno aiutato più di 70.000 famiglie ad affrontare una maternità e paternità difficili? E’ per questa esperienza accumulata nel volontario, gratuito e sempre discreto impegno dei volontari dei Centri di aiuto alla vita che, probabilmente, i promotori di questa proposta di legge hanno pensato ai Centri di aiuto alla vita in affiancamento ai consultori e alle strutture pubbliche per la realizzazione della stessa. Care signore credete che solo le vostre associazioni o i vostri sindacati o partiti siano luoghi <degni> e le vostre idee le uniche valide? Le invitiamo a venire nei nostri Centri di aiuto alla vita a vedere e sentire quello che si pensa e che si fa! Dopo che ieri sera la Littizzetto,a Sanremo, parlando della <bellezza> ha avuto il coraggio di parlare della bellezza dei <diversi> come i bambini Down o dei disabili in generale, dobbiamo pensare che i bambini concepiti e non ancora nati siano gli ultimi <diversi> rimasti senza nessuno che li consideri, ne prenda le parti? Perché care signore, dietro un <pancione> c’è un bambino, dietro una maternità, anzi <dentro>, c’è un bambino, dietro la <gravidanza> c’è un bambino: sono sempre in due,madre e bambino , anzi in tre perché, come detto, c’è anche il padre (anche se non sempre)!  Qui non si tratta di abolire la legge 194, ma di farne rispettare i suoi primi articoli, non si tratta di impedire l’interruzione volontaria di gravidanza, ma di impedire che sia una necessità, per motivi economici, ad esempio. Dov’è lo scandalo? Cari oppositori di questa proposta di legge, dovreste essere voi, eredi delle Rivoluzioni, a difendere il diritto alla vita e alla maternità e paternità, non dovreste lasciarlo ai cattolici, come ebbe a dire un vero<laico> come Norberto Bobbio; avreste dovuto voi proporre una legge a tutela delle madri e dei loro bambini; non comprendiamo davvero la vostra opposizione. 

In conclusione esprimiamo l’auspicio che si possa parlare, con vera libertà da ogni ideologia, di questi temi, con rispetto verso chi la pensa diversamente, con l’intenzione di aiutare veramente chi è in difficoltà, con la volontà di costruire una società accogliente soprattutto nei confronti dei più deboli. Perché non organizziamo un confronto pubblico su questo tema e su questa proposta di legge? Il muro di Berlino è caduto: forse qualcuno non se n’è ancora accorto!

Movimento per la vita Centro di aiuto alla vita Marcello Ricciuti, Gabriella Biscione