Idrocarburi nell’acqua potabile

6 febbraio 2014 | 09:55
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Idrocarburi nell’acqua potabile
Idrocarburi nell’acqua potabile
Idrocarburi nell’acqua potabile
Idrocarburi nell’acqua potabile

Le analisi, disposte dall’Arpab, sui campioni di acqua prelevati dal rubinetto di alcune abitazioni private di Tito, confermano la presenza di idrocarburi. Già i cittadini, di tasca propria, avevano fatto analizzare quell’acqua e anche in quel caso il risultato non era stato per niente confortante. 

L’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, sulla scorta delle sollecitazioni dei privati cittadini, ha fatto le sue analisi, ma i risultati sono stati praticamente gli stessi. Presenza di idrocarburi confermata. Sul come e sul perchè in quelle acque siano finiti gli idrocarburi al momento non è facile rispondere. Serviranno ulterori analisi per capire da dove siano arrivati quegli inquinanti e decidere sul da farsi. Intanto il sindaco d Tito, Scavone, se necessario, è pronto a sospendere l’erogazione idrica e chiede un tavolo con Acquedotto Lucano e Asp per fare il punto sulla situazione. Nulla di nuovo, invece, per chi, accanto ai cittadini di Tito, ha svolto quelle analisi. Le due associazioni, Punto Zero e Liberiamo la Basilicata, nei giorni corsi avevano sollevato il caso, dopo aver visto i risultati delle indagini di laboratorio, invitando gli organi preposti ad intervenire considerato che Tito è una delle aree inserite tra i Siti nazionali in attesa di bonifica. Nell’ex area industriale della cittadina alle porte di Potenza, dove un tempo sorgeva la Liquichimica, oggi cimitero di ruggine e inquinamento, è stata riscontrata un’elevata soglia di radioattività. Nel sito è infatti presente una vasca di stoccaggio di fosfogessi e di altri fanghi industriali di cui non si è mai capita la provenienza. A preoccupare gli ambientalisti poi, una discarica, quella di Aia dei Monaci, area a ridosso delle abitazioni in cui sono stati prelevati i campio analizzati. Dal sito di stoccaggio di rifiuti erano visibili alcuni rivoli di liquido scuro, forse percolato, che anche grazie alle piogge delle ultime settimane ha permeato il terreno circostante. La palla adesso passa all’Arpab e all’Asp. Tocca a loro chiarire la gravità della contaminazione e la provenienza di quegli idrocarburi.