E non te lo mando a dire

21 febbraio 2014 | 10:16
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E non te lo mando a dire

Sono stanco dei tavoli di trattativa, delle consultazioni finte, dei Presidenti che danno il via e controllano tutto. Sono stanco delle false rivoluzioni, dei soliti dirigenti, che evidentemente hanno mal diretto e che continuano a mal dirigere. Sono stanco degli slogan, che siano urlati, sussurrati, declamati, subliminalmente suggeriti. Sono stufo dei comitati elettorali, delle promesse dei politici, chè quelle dei marinai erano oro, dei “un attimo che prendo il caffè”, dei “tutto a posto?” e dei “è amico mio”. Ho le palle piene del disagio in TV e sulla bocca di tutti ma per il quale nessuno, ma dico nessuno, fa niente. Ho le scatole frantumate degli egoismi, del “non sai cosa mi è successo”, parimenti della falsa solidarietà, della falsa generosità, del falso impegno. Mi hanno sbriciolato i cabasisi i modi radical chic della sinistra, da Fazio a Gramellini passando per la Littizzetto e i loro guadagni lauti, sui quali non c’è commento alcuno. Provo noia per le interviste ai politici e ai calciatori che non dicono mai nulla di nulla, o alle star televisive che non hanno nulla in zucca ma si spacciano per consumati esperti, anche se si parla della qualità di noccioline da offrire agli elefanti. Odio i consiglieri comunali con la faccia e l’aria vissuta di chi sa e può. Mi infastidiscono i leccaculo di professione ma anche quelli alla giornata. Provo repulsione per le lobby che sanno solo guardarsi allo specchio, siano essi i professori della Bocconi, magistrati o avvocati amministrativisti. Provo pena per le lobby che non sono lobby, ma ne portano solo il nome. Provo indignazione per la totale mancanza di dignità della maggioranza degli italiani, ancora col cappello in mano dietro ai politici, e di questi dietro ai magistrati e di questi dietro chi gli fa comodo. Mi repelle l’’idea che un magistrato, o un poliziotto, o un carabiniere, possano lavorare nella città dove sono nati e pasciuti. Sorrido beffardo a quelli che alla parola libro o vino aggiungono immancabilmente l’aggettivo “buono”. Trovo offensive le pubblicità dei generi di lusso siccome dei generi primari. -E di te cosa pensi, mio saputello? -Che sono un po’ difficile, e che quindi vivo davvero molto male. N.B.: Quanto scritto sopra non costituisce il manifesto di un presuntuoso, bensì lo sfogo –parziale- di un disperato.