Un ponte per l'(in)occupazione

23 gennaio 2014 | 18:34
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Erano, 600, giovani e forti nel 2011, poi qualcuno si è arreso e sono rimasti in 300. Ma gli oltre 30 milioni di euro, che la Regione Basilicata aveva impegnato per la loro ‘assunzione’, si sono rivelati una tagliola assistenzialistica. “Ci avete preso in giro”, imprecano oggi i ragazzi del ‘reddito Ponte’.

Milioni di illusioni. Siamo nel 2011. Lo stratagemma, con fondi pubblici, doveva rappresentare il salvataggio che la Regione offriva ai giovani per trovare occupazione in tempi grigi. Meridiana è la società che, per conto del Dipartimento regionale alla Formazione, doveva fare da supervisore del progetto. Utilizzando, a tale scopo, interinali come esperti. E così i 36 milioni del ‘Ponte per l’occupazione’, si sono ridotti a 30. Fondi comunitari stanziati per volere dall’allora Giunta De Filippo. Ma quei soldi si sono rivelati solo una pezza a colori.

500 euro al mese per due anni. I 300 giovani del progetto hanno portato a casa, per due anni, 500 euro al mese. Prima una fase di orientamento e i primi corsi, fatti tra Apofil e Ageforma (agenzie provinciali per la Formazione) e nei centri per l’impiego. “Quella è stata una fase assolutamente inutile”, spiegano oggi, amareggiati, alcuni ‘studenti’. Poi è seguita la fase negli Enti di Formazione, che a diverso titolo, hanno partecipato al disastro. Infine gli stage in azienda. Che avrebbero dovuto aprire gli occhi agli studenti sul mondo del lavoro.

Dopo lo stage il vuoto. Ma è dopo lo stage, finito tra settembre e ottobre dello scorso anno, che è partito il baratro. Si è svolto, per tutti, l’esame finale. “Non si capisce se abbiamo ricevuto un diploma o una qualifica”, confessa un giovane poco più che trentenne. Ma questo è niente. E’ il dopo, cioè il presente in divenire, a destare ulteriori preoccupazioni. Lo sbocco, infatti, per i 300 (s)fortunati, dovrebbe essere un bonus di 10mila euro da utilizzare per un progetto di autoimprenditoria. Magari anche in cooperativa tra più persone. Oppure gli stessi soldi potrebbero essere dati ad un’azienda per un’assunzione a tempo indeterminato. I termini per presentare le proprie proposte alla Regione, scadono il prossimo 15 marzo.

Il non ruolo dei centri per l’impiego.In quest’ultima fase cruciale, gli studenti, da Potenza a Matera, lamentano l’assenza di qualsiasi supporto da parte dei centri per l’impiego. “Sono loro, per bando, che dovrebbero metterci in contatto con aziende disponibili ad un’eventuale assunzione”. E invece il vuoto. Già, perché i Centri per l’Impiego, dal primo momento avrebbero confessato: “Ma noi cosa ne sappiamo, con chi dobbiamo mettervi in contatto?”. Nel frattempo i curricula degli allievi sono parcheggiati sul sito istituzionale della Regione, in attesa che qualche ‘privato’ si accorga di loro.

L’autoccupazione: “E chi se la sente?” D’altronde i ragazzi potrebbero presentare progetti autonomi e imprenditoriali. Soli o in società. Ma è pur sempre un salto nel buio. “Non sappiamo quando ci verrebbero forniti i 10mila euro, e poi in tempi così incerti, chi se la sente di rischiare?”. Già, perché in Basilicata, dati di qualche giorno fa, nel 2013, il saldo passivo si è acuito. Hanno chiuso molte più imprese di quante non ne siano nate. In un clima così desolato, l’autoimprenditoria diventa un fardello insostenibile. “E quanti di noi riusciranno a proporre progetti che verranno considerati ammissibili dalla Regione?”, rilancia una ragazza. Troppa incertezza e nessuna consulenza da parte di chi era designato a farlo. E così, aleggia minacciosa, l’ennesima spesa inutile di fondi europei.

Il patto preelettorale ‘con i giovani’ di De Filippo. Troppe speranze vendute. Era l’aprile del 2010.  E l’ex Governatore De Filippo, in odore di ricandidatura a presidente della Regione, siglò un patto con i giovani. Ne venne fuori, dopo diverse peripezie, il ‘ponte per l’occupazione’. Ma a parte la ‘filosofia’ iniziale del progetto, si è partorito un parcheggio per ragazzi. Un parcheggio senza uscita. Si poteva incrociare domanda e offerta di lavoro e aprire in modo più oculato il bando a meno destinatari. E invece il solito finanziamento a pioggia. Si è allargato il bacino dei fortunati senza pensare in prospettiva. Cinquecento euro al mese per due anni a ciascun giovane. Ma ora il trucco si è sciolto. Così i trentenni sono di nuovo a un bivio: tornare a casa dai genitori o preparare una valigia piena di lacrime?