Sono davvero utili i tg regionali della Rai?

6 gennaio 2014 | 12:52
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Sono davvero utili i tg regionali della Rai?

Promozione turistica e territoriale. Prodotti tipici e assessori e presidenti in primo piano. E’ l’informazione pubblica regionale della Basilicata. Ma se poi la conduttrice di Report critica sprechi e inutilità delle sedi locali, i sindacati e la Rai gridano allo scandalo

L’attacco sferrato qualche giorno fa sul Corriere della Sera dalla coraggiosa Milena Gabanelli, contro lo spreco dei tgr regionali, ha provocato i fuochi di fila del sindacato di categoria (Usigrai) e del direttore delle sedi locali, Vincenzo Morgante. La Gabanelli stigmatizzava “l’inutilità” di 25 sedi regionali, alcune pompose ed eccessive rispetto alle finalità strettamente giornalistiche. Denunciava, inoltre, troppi “reggimicrofono” e una prevalenza di servizi tarati su “sagre locali, assessori che inaugurano mostre e ‘qualche’ fatto di cronaca”. Come dare torto alla Gabanelli? Guardiamo un caso specifico: il tgr Basilicata. E prendiamo un giorno a caso. Ieri, 5 gennaio, ora di pranzo. Il primo servizio? Il calo degli agriturismo lucani nell’ultima settimana a causa di piogge e maltempo: che dramma! Secondo servizio: le prospettive future del Parco del Pollino con intervista al presidente Pappaterra, fiducioso sugli intinerari che saranno inaugurati nel 2014. Terzo servizio? La ginestra di San Costantino Albanese: un convegno sulla valorizzazione. E poi la pagina sportiva. Alla luce di questa scaletta, allora, ci chiediamo, cos’è l’informazione? Quindici giornalisti, dieci operatori, 4 montatori e tre autisti sono davvero un costo utile visti i risultati finali? E mettiamoci anche la giornata festiva pagata doppia e tutti gli altri benefici. Che senso ha pagare il canone per un servizio pubblico che spesso sembra confezionato dall’Agenzia territoriale per il Turismo? Oltre allo spreco, se si pensa a costi-benefici, c’è un altro problema più serio. Focalizzando l’attenzione su sagre e prodotti tipici, offrendo il microfono al politico di turno sempre molto pronto ad immolarsi davanti a migliaia di spettatori locali, si fa del male all’utente. Si offre una sorta di ‘palliativo sociale’. Che assopisce le coscienze, le rassicura e non fa pensare ad altro. Ai giornalisti dei tgr non si chiede il coraggio di Pippo Fava o Ilaria Alpi, ma neanche di sedersi sul comodo tavolo della promozione territoriale. E’ sotto quel tavolo che c’è qualcosa da raccontare. Sopra si vede tutto. A chi non piace il maccherone con la ricotta? Ma è un’altra cosa rispetto all’informazione del servizio pubblico.