La Valbasento come la Terra dei fuochi

7 gennaio 2014 | 17:40
Share0
La Valbasento come la Terra dei fuochi

“La lettura delle notizie giornalistiche in merito ai risultati dello studio geologico e delle caratteristiche geochimiche della acquee sotterranee della Valbasento, realizzato dall’Arpab tra il 2004 ed il 2012, nell’ambito dei piani di caratterizzazione del Sin Valbasento, crea ulteriore allarme nella popolazione della Valbasento e dà maggiore forza alla nostra sollecitazione di accelerare la bonifica oltre che dell’area industriale della provincia di Matera anche di quella di Tito, attraverso l’impiego dei 42 milioni di euro disponibili già da troppo tempo”: è il commento di Rossana Florio, dirigente regionale e consigliere comunale a Pisticci per Centro Democratico. “Sapere dalla stampa che, ad esempio, a Pisticci Scalo i solfati sono sempre molto oltre la soglia di legge, che solo nel 2006 raggiungono un valore di 36 volte il limite; il manganese è costantemente oltre i limiti di legge dal 2004 al 2012, con un valore medio di circa 110 volte superiore ai limiti previsti – aggiunge Florio – dovrebbe accendere l’attenzione del Governo al pari di quanto sta accadendo con l’emergenza del Napoletano con il decreto Terra dei fuochi. Le responsabilità di ritardi ed inadempienze dei Governi che si sono succeduti nell’ultimo ventennio sono gravissime: a partire dal 1998 lo Stato ha individuato 57 aree di particolare sensibilità per ambiente e salute, definiti SIN (Siti di Interesse Nazionale), tra i quali Valbasento e Tito, per le quali è stato previsto lo stanziamento diretto di fondi da parte del governo centrale. Con il Decreto Ministeriale 471/1999 ed il Decreto Ministeriale 468/2001 e successive integrazioni lo Stato ha definito modalità e misure per il riconoscimento dei Siti e l’attuazione progettuale di recupero. Complessivamente sono oltre 300 i comuni italiani coinvolti, sparsi lungo tutta la penisola e senza esclusione di regione alcuna: si contano oltre 7000 chilometri quadrati sui quali intervenire, di cui 5500 terrestri e 1800 lacustri e lagunari, il 3% dell’intero territorio nazionale. Ebbene – dice la dirigente di CD – ben poco è stato fatto mentre nelle acque di falda della Val Basento si segnala da parte della stampa la presenza di sostanze tossiche e persino sospette cancerogene”. Nel ricordare che nel mese di luglio scorso la Regione Basilicata ha istituito una Cabina di regia interistituzionale, allargando la partecipazione agli enti locali interessati, per il coordinamento e la verifica delle attività di bonifica che fa seguito alla sottoscrizione dell’Accordo di Programma quadro, siglata a giugno a Roma dalla Regione Basilicata, dal Ministero dello Sviluppo economico e dal Ministero dell’Ambiente, Florio aggiunge che “diventa urgente riconvocare l’organismo per fare il punto della situazione e quindi per capire come superare gli ostacoli esistenti, garantire l’esecuzione degli interventi previsti dall’accordo e il rispetto del cronoprogramma fissato introducendo ulteriori semplificazioni nelle complesse procedure amministrative e tecniche riferite all’approvazione degli stessi interventi. Le attese adesso riguardano inoltre il nuovo super Dipartimento Regionale Ambiente-Territorio che sta per nascere”.