A cosa serve l’Università in Italia?

14 gennaio 2014 | 12:32
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A cosa serve l’Università in Italia?

In base ad uno studio dei ricercatori McKinsey presentato nei giorni scorsi a Bruxelles, su 8 Paesi europei analizzati, l’Italia detiene un triste primato. Oltre la crisi c’è di più. Domanda e offerta di lavoro non si incontrano anche per un altro impercettibile muro. Il 47% dei datori di lavoro, infatti, dice chiaramente che non riesce a trovare sul mercato gli “skills”, cioè le attitudini professionali che servono a qualificare l’impresa. Lo dice “Il 47%” degli imprenditori, cioè molto di più che in Germania (26%) e in Spagna (33%). Se le cose stanno in qesto modo è la formazione a salire sul banco degli imputati. Sono le Università a palesare tutti i loro limiti. A colpi di riforme si è solo peggiorato il quadro. Con stage assenti se non inutili. E che dire della troppa teoria? E magari dei troppi “inutili libri” che si dovevano studiare anche perché li aveva scritti il professore ordinario? Professore che evidentemente lucrava e lucra sui diritti d’autore. Libri e libricini tanti. Stages ed esperienze aziendali pochi. Tanto sapere, poco know-how (saper fare). E così la laurea è vista ancora come il pezzo di carta in base quale si dovrebbe maturare maggior “diritto” ad essere assunti. Ad essere assorbiti dal mercato del lavoro. Sbagliato. Le aziende cercano altro. Cercano quelle attitudini professionali che la freddezza dei libri e dei corsi di studio di per sè non danno. E le varie riforme universitarie che si sono susseguite negli anni, non ultima la Gelmini, non hanno centrato l’obiettivo di avvicinare giovani, laureati e mercato. A volte la crisi è solo uno schermo. Dietro cui si nascondono i mali atavici e irrisolti del nostro Paese.