Il guerriero Lamisco nel nuovo libro di Caporale

3 dicembre 2013 | 16:47
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Il guerriero Lamisco nel nuovo libro di Caporale

Sabato 7 dicembre 2013, alle ore 18.00 nella sala del Consiglio Comunale di Trivigno sarà presentato l’ultimo libro di Fulvio Caporale “Lamisco a Eboli”. Nel volume 
luoghi, episodi, personaggi, momenti storici di Eboli, Battipaglia e dell’intera Piana del Sele sono ricostruiti tra ricordi autobiografici e storie di vita comunitaria, dove emergono personalità di spicco del passato, tanto illustri quanto purtroppo dimenticate dalla storiografia ufficiale. (…) Da un lato facciamo la conoscenza di personaggi di notevole spessore come Fra’ Roberto Novella, Bernardo Silvano, Marino da Eboli, fino al mitico guerriero lucano Lamisco, mentre dall’altro siamo attratti da significativi aneddoti di vita vissuta. Questo libro, sostenuto da una prosa vivace e accattivante, rappresenta anche una testimonianza di amore di Fulvio Caporale per la propria terra, nonché, nel contempo, un atto di denuncia verso chi quella terra ha da troppo tempo dimenticato e martoriato.

La copertina del libro raffigura La “Rocca del Cappello” che si trova ad Albano di Lucania ai confini di Trivigno, in un luogo affascinante. Una scultura del neolitico che sembra lo sguardo di un guerriero e che fa pensare all’autore, sul piano storico, al re lucano Lamisco. Nel racconto Lamisco a Eboli, possiamo leggere: “A cavallo tra la fine del VI e i primi anni del V secolo a.C., -spiega l’autore- i Lucani si spingono verso i due mari, occupano  Sibari, la costa jonica e la terra dei  Bruzi, poi sul litorale tirreno conquistano  Poseidonia, di lì irrompono  nelle valli del Sele, fino a Eburum. Sono guidati da un mitico condottiero, Lamisco, re dei boschi, guerriero fortissimo e invincibile. La leggenda lo descrive con un piede di lupo, ad accentuare l’aura favolosa, quasi magica, che circonda il personaggio e un certo suo carattere silvestre e selvaggio. Sono i tratti spirituali e caratteriali del lucano antico ma anche del lucano di sempre e soprattutto di certi nostri briganti-patrioti dell’ottocento, ugualmente a loro agio nei boschi e nelle foreste e pronti a battersi come lupi per difendere la famiglia, il territorio, la Patria. Questo personaggio del mito, purtroppo sconosciuto anche in Basilicata, potrebbe splendidamente candidarsi a simboleggiare la nostra terra.”