Rivoluzione democratica? No, borghese

12 novembre 2013 | 17:46
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Rivoluzione democratica? No, borghese

Donne e uomini attempati che hanno perso lavoro e speranza. Giovani con alta scolarizzazione ma condannati da un ascensore sociale fermo e dal freno delle clientele Giovani meno scolarizzati ma altrettanto sfiduciati. Sono questi i volti che mancano nelle liste elettorali che accompagnano la Basilicata al voto. Se ne parla come di oggetti su cui intervenire miracolosamente domani. Ma per ora meglio lasciarli fuori dal Palazzo. Si parla tanto di ambiente e povertà. Ma non è stato candidato un solo abitante di Contrada Le Vigne (Viggiano), area in cui si convive da 20 anni con i veleni del Centro Oli dell’Eni e con un’agricoltura annientata. Si parla di giovani ed emigrazione intellettuale, ma non un solo giovanotto che rappresenti in pieno quella piaga, è in lista. Ma di loro si parla tanto. Come si parla della povertà e del reddito di cittadinanza. Fantasmi e promesse che tra qualche giorno finiranno nei cestini insieme ai volantini elettorali. Qualcuno, addirittura, parla di “rivoluzione democratica”. Ma a ben vederla, pare solo una parata borghese ben costruita a teatro. Una recita che ha saputo utilizzare ampi spazi di società civile per ripulirsi di quell’odiosa immagine padronale e dinastica che ne viziava le fondamenta. E’ facile usare la società civile per ‘aprirsi verso il basso’. E funziona. Chi sperimenta i morsi della fame e dell’esclusione sociale, però, doveva rimanere fuori dai giochi. Come se fosse una vergogna precipitare ai tempi della crisi, o fosse disdicevole aver studiato tanti anni per poi ritrovarsi al palo perché il mercato non risponde. Sono gli ‘emarginati’, cioè la maggioranza dei lucani, i veri esclusi dalle liste. Ha vinto ancora una volta il perbenismo, il volto fiero. Tra i candidati più in voga ci sono impiegati, ingegneri, avvocati, imprenditori, medici e taumaturghi. Gente che l’ascensore sociale l’ha preso e ora se lo tiene ben stretto. “Il sazio non crede al digiuno”, recita un vecchio adagio. E così i nuovi consiglieri regionali, di maggioranza e di opposizione, avranno vinto ‘due volte’. Non ci saranno favole da raccontare. I reietti continueranno a sprofondare. E ad affidarsi, in modo supino, a qualche briciola che cade dall’alto.