Per legge ci voleva il concorso, ma tutto doveva passare ‘sottobanco’

6 novembre 2013 | 18:54
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Per legge ci voleva il concorso, ma tutto doveva passare ‘sottobanco’

“Rinunciate al ricorso, lasciate correre”. E ancora: “Sappiamo che è un pasticcio, ma mettetevi una mano sulla coscienza prima di mandare a casa tanti vostri colleghi”. Sono queste le pressioni dall’alto a cui sarebbero stati sottoposti i dipendenti Arpab contrari alla decisione della Giunta regionale di trasferire 34 ricercatori di una società privata, l’Agrobios,  in un ente pubblico, l’Arpab. Per legge ci voleva il concorso, ma la cosa doveva passare con un colpo di delibera.
I fatti.  A dicembre dello scorso anno  (vedi link in basso) la Giunta regionale delibera il trasferimento del personale Agrobios, una società di ricerca ‘privata’, in due enti subregionali: Arpab e Alsia. La causa? Lo stato di “liquidizione”, quindi il fallimento dell’Agrobios, nata nel 1985 come consorzio tra Regione ed Eni, ma poi trasformata in srl a partecipazione regionale. Il “salvagente” lanciato dalla Giunta regionale a dicembre 2012 trova subito d’accordo i vertici dell’Arpab, che di lì a poco deliberano e prendono atto. A puntare i piedi, però, sono alcuni ricercatori e dipendenti della stessa Agenzia regionale per l’Ambiente (Arpab), che convocano un incontro immediato con i sindacati.
23 gennaio 2013. Tra sindacati, pressioni e silenzi, la ribellione dei dipendenti Arpab. Ecco i retroscena finora sconosciuti. A fine gennaio di quest’anno i dipendenti chiedono un’assemblea per palesare le loro riserve ai sindacati di categoria. In quell’incontro contestano la legge regionale del novembre 2011 che consente l’assunzione del personale Agrobios da parte dell’Arpab e dell’Alsia, “con contratto privato”, mentre i due enti (Arpab Alsia) sono pubblici e quindi, secondo Costituzione,  nell’ente pubblico si entra solo attraverso “concorso”. E’ in quell’assemblea,  però, che i sindacati avrebbero tentato una moral suasion sui dipendenti dissidenti dell’Arpab per riportarli a più miti consigli. “Passatevi una mano sulla coscienza prima di adire le vie legali e mandare a casa i vostri colleghi dell’Agrobios”. Pressioni però, anche da parte dai vertici della stessa Arpab. Messaggi velati. Che spingevano affinché gli animi si ammorbidissero e la palese violazione di legge venisse digerita senza colpo ferire. Ma poi, come contorno, sarebbe seguito anche il silenzio della stampa locale su quell’assemblea dai lunghi coltelli. A partire da Basilicatanet per finire con altri organi di informazione. Non se ne doveva parlare. O meglio, bisognava sminuire i fatti.
I 31 dissidenti e il ricorso al Tar. Nonostante il vento contrario, 31 dipendenti Arpab, tra gennaio e febbraio di quest’anno,  decidono di avviare un ricorso. Sono in pochi. Molti colleghi si tirano indietro. Restano solo gli irriducibili. Ebbene, oggi quel ricorso pende al Tribunale amministrativo della Basilicata. Che si esprimerà il prossimo 5 dicembre. Si legge in un passaggio del ricorso: “Le disposizioni con cui Regione e Arpab dispongono il trasferimento del personale mediante cessione dei due rami d’azienda della società in liquidazione (Agrobios) , prevedono un transito del personale da una persona giuridica di diritto privato, nell’organico di un ente pubblico, senza l’espletamento di una procedura selettiva”. Vengono indicate le “violazioni” di legge commesse. Tutto alla luce del sole. Tra meno di un mese, quindi, la parola passa al Tar. Dopo tanta nebbia, forse, arriverà un po’ di luce.
Ma i dipendenti Agrobios, da gennaio ad oggi, di cosa si sono occupati? Nel frattempo, però, alcuni interrogativi restano appesi. Da gennaio i ricercatori Agrobios stanno lavorando per Arpab e Alsia. Ok. Ma di cosa si stanno occupando visto che la loro vecchia azienda è in liquidazione e non risultano commesse nè pubbliche nè private? A breve, almeno all’Arpab, i profughi Agrobios lavoreranno ad un progetto siglato dalla Regione con l’Istituto di Sanità e che riguarda il monitoraggio ambientale nella Val d’Agri. Ma in questi mesi di passaggio, però, cosa hanno fatto i ricercatori Agrobios? Sicuramente “il paracadute” lanciato dalla Giunta Regionale  con la delibera del dicembre 2012 non ha sottratto loro un solo euro di stipendio. Garantendo, pare, anche gli straordinari per le trasferte tra Metaponto e Potenza. Si aprono strane corsie preferenziali  dentro il sistema pubblico-regionale. Alla faccia delle leggi e dei ‘comuni’ lavoratori. Salti chi può.