La camorra avvelena, lo Stato nasconde

1 novembre 2013 | 19:20
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La camorra avvelena, lo Stato nasconde

“Non credo che si salveranno gli abitanti di paesi come Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno e così via avranno forse venti anni di vita!”. “Gli abitanti del paese rischiano di morire tutti di cancro entro venti anni”. Carmine Schiavone, il pentito ex-ragioniere del clan dei Casalesi, nelle dichiarazioni rese alla Commissione Bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti nel 1997. I vent’anni di cui parlava il boss sono quasi passati, le “leggende metropolitane” sui rifiuti interrati dalla camorra e i morti di cancro sono realtà.

Nel fascicolo, secretato, della Commissione parlamentare, Shiavone fornisce i dettagli  delle attività illecite che consentirono lo stoccaggio di rifiuti tossici e radioattivi, provenienti dalla Germania e dall’Italia del Nord, al Sud. “La zona del Sud, fino alle Puglie- disse Schiavone- era tutta infettata da rifiuti tossici provenienti da tutta Europa”. L’ex ragioniere dei Casalesi alla Commissione spiegò nel dettaglio come avveniva il traffico: amministratori locali conniventi e politici nazionali che sapevano quel che accadeva. Nello stesso fascicolo poi si parla anche delle navi dei veleni. Quelle che i sistemi criminali avrebbero affondato nel Mediterraneo. E infatti Schiavone riferisce di una nave carica di scorie radioattive affondata nelle acque tra Calabria e Campania. Il boss campano con qualche anno d’anticipo conferma quel che più tardi (2005) dichiarerà un altro collaboratore di giustizia, Francesco Fonti, che agli inquirenti fornì i punti precisi dove erano state affondate le navi cariche di veleni. Fonti parlò di imbarcazioni affondate tra Cetraro, in provincia di Cosenza, e Maratea, Potenza.

“La zona del Sud, fino alle Puglie, era tutta infettata da rifiuti tossici provenienti da tutta Europa”. Della serie non si salva nessuno. E allora viene da chiedersi se quei rifiuti tossici che secondo Schiavone sono arrivati sino in Puglia possano aver trovato casa anche in Basilicata. Perchè questa terra dimenticata da Dio potrebbe invece essere stata ben presente nella testa di certi uomini. Le cronache lucane del resto sono piene di notizie riguardanti interramenti di fusti radioattivi, navi inabbissate, superfici inspiegabilmente radioattive, via vai notturni di camion provenienti da chissà dove. Senza considerare, e questa leggenda non è, che la Basilicata è la regione in cui l’incidenza dei tumori continua ad aumentare. Senza voler fare allarmismo o cedere al complotto ad ogni costo se è vero che le esperienze, anche quelle negative, devono servire per non reiterare gli errori, allora si potrebbe partire dalle terre avvelenate della Campania per evitare che fra vent’anni, e forse anche meno, la Basilicata possa passare dalla leggenda alla realtà.

In Campania sono dovuti passare quasi 20 anni per avere la conferma che tutti sapevano ma nessuno ha fatto niente. Una conferma più amara del fiele. Il segreto di Pulcinella nel 1997 era finito nelle mani giuste, solo che chissà per quali assurde ragioni non è stato svelato. Le bonifiche costavano troppo, più delle vite umane divorate da quei veleni disseminati da spietati criminali e politici delinquenti. Il costo insostenibile delle bonifiche. Oggi lo Stato, connivente, tenta di giustificare così la strage.