Intermedia, adesso tutti a casa

16 novembre 2013 | 20:05
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Intermedia, adesso tutti a casa

Chi faceva la resistenza cantava Bella Ciao. Oggi paradossalmente, in Basilicata, potrebbe essere l’inno degli operatori di call-center, perché una mattina si son svegliati e non hanno trovato l’invasor, ma un manager che gli ha detto “il call-center è fallito”. E’ la new economy.  Ed è il caso di 150 operatori della Intermedia Soc. Coop. di Matera che lunedì mattina al risveglio hanno trovato l’azienda in bancarotta.

Dalle stelle alle stalle. Il giorno dell’inaugurazione di Intermedia la Legacoop Basilicata attraverso il suo presidente Paolo Laguardia oltre a fare gli auguri a Roberto Baldi e Giuseppe Digilio, sbandierava la solita pappardella pre-elettorale. In quel contact center di 600 metri quadrati a La Martella, Matera, della società cooperativa aderente a Legacoop Basilicata spiegava, avrebbero lavorato 150 persone, per lo più giovani qualificati della provincia di Matera. C’ero anch’io a quell’inaugurazione. E più che qualificato, perché ci ho lavorato dopo un’oretta di formazione, mi sentivo piuttosto obbligato di fronte all’assenza d’alternative di lavoro. E non ero l’unico. Ma in Basilicata lavorare è un’impresa e prendere o lasciare non è una scelta possibile quando non puoi permetterti il lasciare. Devi dunque metterti un auricolare in testa che copre un solo orecchio e avere a fianco a te e tutto intorno a te un centinaio di persone che come in un allevamento industriale parlano ad alta voce per far sentire le domande di Enel, Eni, ecc. Quaranta domande, come qualche questionario qualità Enel, pagato pochi centesimi di euro a intervista. Da “sloggati”, in pausa, si chiacchierava, spesso ci si raccontava le proprie esistenze. Si rifletteva su quel lavoro fatto praticamente a cottimo, che sembravamo cinesi del telelavoro. Altro che marketing research, marketing solutions, social media marketing. Altro che il customer relationship management che sbandierava Laguardia. Il presidente Baldi e il vice Digilio qualche giorno fa ai lavoratori hanno invece sbandierato più volte le parole “siamo in crack”. Come se anche gli operatori gestissero la baracca. Il solito gioco dei dividendi a loro e il calcio in faccia ai lavoratori. I due hanno comunicato pure che da giugno le cose andavano male, però quelli del “siamo” questa volta non facevano partecipi i dipendenti. Non avvisavano nessuno, continuavano semplicemente a farli lavorare pur sapendo di non poter far fronte agli stipendi. Anzi, ne assumevano pure di nuovi, visto che i vecchi dipendenti esasperati dal non ricevere un euro da quattro mesi iniziavano a non presentarsi più al lavoro. Quanto guadagnavano i manager per questa meravigliosa gestione? Non sappiamo. Certo non i salari dei lavoratori, in media sui 400 euro al mese, non molti arrivavano a 7/800 euro (8 ore di lavoro e doppi turni, anche di notte). Si tratta di uomini, donne, ragazzi. Dai 18 ai 50 anni di età. E per molti questa è l’unica entrata per far fronte alle spese familiari. Adesso immaginatevi cosa significa lavorare in questo modo, e sentirsi dire un bel giorno “siamo falliti”.

Sponsor politici e bancarotta. Quando fu inaugurata Intermedia oltre ai manager che dopo un crack creano aziende altrove, c’erano i politici. Il sindaco Salvatore Adduce non era potuto venire, ma presenziarono Filippo Bubbico del Pd, e Rocco Rivelli assessore del comune di Matera in orbita Sel ribadendo che quella sarebbe stata una solida realtà imprenditoriale e lavorativa. Eppure quel giorno già sapevano che Intermedia, in quella stessa sede dove ora tra spumanti, pasticcini e sorrisetti decantavano il loro impegno per il territorio e i lavoratori, quella società c’era già stata. Si chiamava Call Coop. Poi aveva chiuso ed era nata Intermedia. Solo oggi gli operatori si chiedono perché questi cambi societari, se sotto c’è il classico gioco dei finanziamenti pubblici, chi permette tutto ciò. Quando invece lunedì scorso hanno provato a chiedere almeno quando riavranno gli stipendi arretrati presidente e vice gli hanno riferito che “non sanno come fare e dove andare a prendere i soldi”. A qualcuno però veniva chiesto di continuare a lavorare nel settore vendite per non perdere la commessa “poiché il lavoro c’è ed è peccato perderlo”. Si tratta della commessa per il brand commerciale berlusconiano Mediashopping. Naturalmente dicono pure che per i compensi non c’è certezza. Ma che razza di gestione di un’azienda è mai questa? E’ la prima cosa che si sono chiesti i lavoratori. L’unica certezza, dicono i manager, è la chiusura al 31 dicembre 2013 e la riapertura a gennaio 2014 di un nuovo call-center. Tutto nuovo. Nuovo il nome della società, nuovo il presidente, che sarà il vecchio vice. Il vecchio presidente invece andrà via, e dicono intanto i lavoratori, sia in procinto di aprire una nuova azienda in Sicilia. Pensare che solo a ottobre erano partiti con una nuova commessa, un servizio di assistenza numero verde, per alcune grandi aziende. Nella sede di Matera il lavoro stranamente si svolge di notte, mentre nella sede centrale al Nord, la Linetech Italia srl di Cernusco sul Naviglio a Milano, con 10 mila euro di capitale sociale, dalle 8 alle 22. Pare perché di notte da noi, dicono i lavoratori, costi meno la manodopera. Ci chiediamo se è questa la cooperazione professata dal presidente di Legacoop Basilicata all’inaugurazione di Intermedia che “per i suoi valori di radicamento, mutualità e democrazia, rappresenta lo forma d’impresa che meglio riesce a interpretare le esigenze del territorio”. A ciò aggiungiamo un altro aspetto importante evidenziato dai lavoratori. Molte commesse, dicono, sono richieste da importanti istituti di ricerca come il Piepoli. Allora o il Piepoli e altri importanti istituti non pagano le commesse, cosa impensabile, o i soldi hanno preso altre vie. Forse qualcuno s’è scordato di indicare ai lavoratori la strada? Magari intanto potrebbero gli sponsor di Intermedia Bubbico, Rivelli e Laguardia.