C’era una volta Potenza

6 novembre 2013 | 18:16
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C’era una volta Potenza

C’era una volta una piazza, ma soprattutto c’era una volta una città con una sua identità, un suo carattere, perfino un attaccamento alla propria tradizione, ed un senso di comunità che dopo l’ultimo decennio di gestione politica è completamente svanito e svilito sotto anonimi pali di ferro che sono la bandiera dell’insensatezza. Ma la città si estende ben oltre la sua piazza centrale, e subisce paurosi indietreggiamenti sotto ogni punto di vista.
Il capoluogo lucano si arricchisce solo di promesse, di proclami e di opere infrastrutturali che non esercitano alcuna funzione positiva per i suoi abitanti. La civica amministrazione sembra non rendersi conto che se fosse stato per lei sarebbe stata allegramente abolita perfino la festa dei Turchi, e che solo un manipolo di giovani attaccati strenuamente alla tradizione locale la hanno fermamente voluta con una determinazione che non è mai stata la stessa dell’ente comunale

È vero, ci sono moltissime opere pubbliche, sono state spese montagne di denari, ci sono infrastrutture francamente inimmaginabili solo fino a pochi anni fa. Alcune di queste ce le abbiamo ancora lì, sotto i nostri occhi, incomplete come i Prigioni di Michelangelo. Solo che di artistico hanno ben poco. Sono colate infinite di cemento sospese nel vuoto, che hanno deturpato l’ingresso in città e che vanno sotto il nome – poco artistico – di “Nodo complesso”. Ma dove ha portato tutto questo progredire verso una civiltà dell’incompiuto? Quale forma di attrazione il capoluogo esercita nei confronti del resto della regione? Quale visitatore entra a Potenza e ne esce soddisfatto per la qualità dei suoi servizi, per la funzionalità delle sue opere, per la chiarezza nelle indicazioni, nella puntualità dei suoi mezzi pubblici, per la bellezza delle sue nuove, anonime ed impersonali architetture, create solo per soddisfare una inesistente domanda di alloggi? E come si giustifica la continua emorraggia di abitanti da Potenza verso l’hinterland che assottiglia sempre di più il numero complessivo di residenti a tutto svantaggio di chi resta?

Certamente la politica queste domande se l’è poste, ed il fatto che continua imperterrita a non dare risposte concrete ed a celebrare i suoi successi di Pirro, decantando ad ogni occasione vuoti ed aridi numeri privi di soluzioni efficaci, testimonia che c’è una realtà che la stessa politica, supportata in pompa magna dal suo alfiere e da un partito sempre più lontano dalla realtà, si ostina a non voler vedere, proseguendo in una strategia che non ha accontentato nessuno, se non il proprio ego smisurato e sordo alle vere esigenze della collettività. Le innumerevoli proteste, effettuate sempre in punta di piedi come si conviene al popolo lucano sempre troppo moderato, anche quando stanno andando in fumo gli investimenti di una vita, anche quando stanno venendo a mancare certezze tramandate da generazioni, anche quando il rischio è di mandare in mezzo alla strada centinaia di lavoratori, non sono state prese in alcuna considerazione. Ma è normale quello che è stato realizzato con la Ztl? Un provvedimento senza nè capo nè coda, con continui stravolgimenti, giunto fino ad annullare quasi del tutto la sua natura originaria, pur di non arrendersi all’evidenza che era lì a testimoniare un provvedimento inutile, dannoso – qualcuno sospetta anche speculativo-, a danno di un tessuto economico in ginocchio. Chiudere un centro storico già chiuso nei fatti ha causato solo perdite letali alla già fragile economia commerciale.

Ma da quanto la politica non fa un giro intero per Via Pretoria, da piazzetta Azzarà fino a Porta Salza? Ma lo hanno visto il numero di attività che hanno chiuso, con i cartelli Vendesi o Fittasi sempre più frequenti, e dietro di essi hanno immaginato quanta gente ha perso il proprio lavoro? Stessa isteria progettuale dicasi per ogni provvedimento, inziato in un modo, poi stravolto in corso d’opera fino a negare l’idea originaria. Questo dicasi per il piano di mobilità (un disastro completo, sia in termini di mancanza assoluta di logica che di sperpero pazzesco di risorse), per la già citata Ztl, per i lavori della stessa Piazza Mario Pagano e per un’infinità di altre esecuzioni caratterizzate dalla medesima scompostezza tra il progetto originario e l’opera finale, che viene portata a compimento sempre con un aumento vertiginoso ed incontrollato dei costi di esecuzione.

Ebbene sì, ci piaceva di più la piazza prima della riqualificazione, ma ci rendiamo conto perfettamente che questo è l’ultimo dei problemi creati dalla gestione comunale. Ci piaceva quella croce di Winsperare creata con un gioco di prospettiva nella posa in opera delle pietre fin dal 1840 e cancellata come se fosse stato uno sgorbio da una pavimentazione che è già da rifare, una croce che sapeva di storia e di tradizione; ci piacevano quei lampioni che facevano ripensare ai tempi andati, e ci piacevano molto di più, quelle basole di pietra che riecheggiavano dei passi dei tanti uomini illustri che le hanno calpestate, invece di questi pali di ferro senz’anima che contornano la piazza come fosse un recinto per bestiame. Nel suo decennio di gestione la politica è stata capace di creare talmente tanti danni che al momento è quasi impossibile immaginare di poter recuperare il vecchio volto di una città cara a quei potentini che hanno l’età e la memoria per ricordarsela diversa, più viva, più compatta, più vivibile, più umana. L’unica cosa positiva di questo periodo è che è arrivato al capolinea un nefasto doppio mandato politico, nonostante ci siano ancora personaggi politici e non, che continuano a supportare il futuro politico del Sindaco Santarsiero.

Sarà un’impresa ipergalattica per i prossimi amministratori (ammesso che ne abbiano la voglia e le capacità) di ricucire una città smembrata, con ferite aperte e sanguinanti ovunque, una città gravemente malata e in difficoltà finanziarie che le due giunte del sopracitato Sindaco non solo non hanno sanato, ma hanno acuito, visto che casse del Comune sono ormai giunte ad una debitoria inammissibile per un Ente di queste dimensioni.
Un tracollo completo, reso ancor più drammatico dalle ingenstissime risorse economiche spese, che non sono state capaci di creare economia, benessere, sviluppo. Ecco perchè auguriamo a questa nostra terra che amministratori come Santarsiero si allontanino il prima possibile dalla cosa pubblica, per non cadere nel rischio – certo – di trasformare tutto ciò che toccano in materiale di risulta.

A proposito di materiale di risulta, il tanto decantato piano rifiuti che fine ha fatto? Oltre ad i soliti, ingenti costi di gestione a fronte di un servizio nullo, quali ricadute ha apportato alla collettività? I lucani, si sa, vivono sovente di speranza, e adesso quello che sperano è che i danni incommensurabili che l’ultimo decennio politico hanno regalato alla città di Potenza non si propaghino come malattia contagiosa anche al resto della regione.

Dino De Angelis