La Basilicata in mano a lobby e senatores

18 ottobre 2013 | 18:04
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La Basilicata in mano a lobby e senatores

Domani, a mezzogiorno, scade il termine ultimo per chiudere liste e candidati alle Regionali. E le ultime ore sono tutte un brulicare di sagome in doppio petto sotto il Palazzo dei bottoni. Si aggira tutta una ‘cremes’ fatta di uomini settantenni che hanno avuto in mano la Basilicata e che continueranno a gestirla anche domani. Dirigenti, sindacalisti, pezzi di apparati dirigenziali e politici. Sono di sinistra, di centro e di destra. Portano il vestito delle occasioni. Riveriti come star dai più giovani galoppini, sono loro a fare carte. A dispensare consigli e fare sintesi. Qualcuno, un socialista 50enne,  parla al telefono. Cerca di capire quali spiragli gli restano. Ti sembra all’improvviso di ripiombare nella Prima Repubblica. Ti aspettavi uno slancio in avanti. Ma non c’è stato. Il candidato di sinistra si chiama Pittella. Quello di destra Di Maggio. Eppure sono così poco divergenti sotto il profilo ideologico, i due, che lasciano già intuire le ‘larghe intese’ che si apriranno di qui a un mese. Lo spettro del consociativismo si avvicina minaccioso. E ancora una volta pare che le energie giovani siano rimaste intrappolate chissà in quale playstation distante anni luce dal Palazzo. Troppo deboli i grillini privi del tenente Di Bello, per poter sconvolgere lo schema ‘bipolare’. Troppo indietro certa stampa, a continuare a pensare che solo centrodestra contro centrosinistra possa essere l’unico modo per garantire, nella forma,  una possibile alternanza.  La Prima Repubblica, d’altronde, è anche questo. Troppo indietro, e questo duole, il tessuto socioculturale lucano. Che dalla prossima settimana si sperticherà le mani negli applausi di paese ai comizi elettorali. Al grido di “onorevole, però non dimentichi mio figlio”. Miserevoli suppliche che ora  saranno rivolte a Pittella, ora a Di Maggio. In mezzo c’è un popolo lucano che masochisticamente gode nel non riuscire mai a liberarsi dalle catene e dagli abiti antichi imposti dall’alto. E poi ci sono i convitati di pietra, i giovani. O meglio: non ci sono i giovani, perché per loro hanno già deciso tutto a tavolino i senatores!