Le donne lavandaie nelle primarie del Centrosinistra

6 settembre 2013 | 20:34
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Le donne lavandaie nelle primarie del Centrosinistra

 I quattro dell’Ave Maria. Ricordate? Un film tra i più celebri del western all’italiana. Siamo nel 1968. Piero Lacorazza non è ancora nato, mentre Marcello Pittella è ormai uno scolaroNicola Benedetto legge già i fumetti e Miko Somma sa già che l’anno dopo l’uomo metterà piede sulla luna. Questi signori sarebbero candidati (si fa per dire) alle primarie di coalizione del Centrosinistra. Che cosa accomuna questi personaggi? La presunzione e l’arroganza. Ma anche la furbizia e il maschilismo. Piero Lacorazza, retorico presidente della Provincia di Potenza, gastronomo delle chiacchiere, abile manovratore delle parole e maestro artigiano del nulla. Marcello Pittella, politicamente analfabeta, reuccio nato nella bambagia e capace sfruttatore dell’eredità dinastica di famiglia. Coltivatore di clientes, usa il potere come un panettiere sa usare la farina. Nicola Benedetto, eterno incredulo di se stesso. Fa fatica ad esercitare il linguaggio della politica e crede di essere un imprenditore capace di tradurre i suoi “successi” imprenditoriali nell’azione di governo. L’ho ascoltato in un dibattito, l’assessore all’agricoltura, io ero il giornalista moderatore: il vuoto avvolto nel nulla nutrito dal niente. E veniamo a Miko Somma. Enigmatico sognatore che si arrende dinanzi al primo pifferaio. Utile sciocco al servizio del partito-regione. Foglia di fico seccata all’ombra della vanità. Ecco, uno di questi signori sarà presidente della Basilicata. Si fa per dire. Perché le inutili e idiote primarie ci consegnano già oggi il nome del prossimo verosimile timoniere della Giunta regionale: Piero Lacorazza. In fondo è l’unico dei quattro ad essere un politico di professione. Di quelli senza mestiere. L’unico a garantire gli interessi di quasi tutte le consorterie del partito-mazziere. Un equilibrista necessario, tutore della barriera innalzata per evitare lo strapotere della dinastia dei Pittella. E’ un gioco in casa, dove i panni non si lavano da qualche tempo. E la puzza di sporco si espande a macchia d’olio. Ma tutto si salva in nome del popolo. Già, il popolo, il garante legittimo della porcheria spacciata per democrazia. Ma le donne del centro sinistra, in questa competizione, fanno le lavandaie? Chissà. Nel film di Giuseppe Colizzi di femminile c’è solo l’Ave Maria. Staremo a vedere se anche gli altri preferiscono gli spaghetti western. E staremo a vedere se le donne di tutti gli schieramenti saranno capaci di “imbracciare il fucile”.