Eni e veleni, Scaroni rispondi

26 settembre 2013 | 13:36
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Eni e veleni, Scaroni rispondi

Eni e veleni. È alla multinazionale del fossile che andrebbe assegnato il tormentone della pubblicità Rai … “di tutto di più”. Con poteri assoluti di pubblicità occulta, sottoforma di finti articoli di cronaca sui vari quotidiani nazionali, mentre sono nella realtà veri e propri messaggi pubblicitari ben pagati http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/08/leni-non-bada-a-spese-per-linformazione-sua-agenzia-di-stampa-perde-18-milioni/648242/, la società del Cane a sei zampe imperversa sbattendosene di regole e ambiente, anche grazie a stuoli di geologi pronti ad affermare il tutto e il contrario di tutto http://www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/matera/Doglioni%20GdM%2027_5_2012.pdf.
Le sue piattaforme si incendiano e si inabissano nei mari di tutto il mondo (risparmiano sulla sicurezza?), e colonizzano il Mediterraneo, grazie ai buoni rapporti coi governi e con i ministri (http://www.verdi.it/notizieverdi/item/30543-con-il-decreto-passera-e-gia-far-west-trivelle.html?tmpl=component&print=1).
Le sue trivelle sulla terraferma perforano dovunque c’è una convenienza economica, sbattendosene di creare rischi alla salute e paure sociali http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/18/terremoto-no-triv-in-regione-4000-firme-contro-perforazioni/660220/ e rischi ambientali anche irreversibili http://altocasertano.wordpress.com/2013/04/09/69040a/.
L’Eni perfora a 800 metri da un ospedale, a 300 da un paese, a 2 km. da una diga, dentro gli alvei dei fiumi, lungo le faglie sismogenetiche, non rende pubblici i piani ingegneristici, usa acidi tossici http://www.dorsogna.blogspot.it/2013/09/la-basilicata-acidizzata.html
e se ne frega del rischio di inquinare la catena alimentare umana dato che perfora indisturbata, nel silenzio di amministrazioni regionali e comunali e di enti di controllo, lungo le aree di ricarica delle sorgenti dei fiumi. “Scaroni rispondi”, rivolto all’ad dell’Eni, Paolo Scaroni, c’è sembrato per questo il minimo atto dovuto, partendo da una serie di domande utili a comprendere come la multinazionale italiana si rapporti con i cittadini, l’ambiente e le risorse primarie dei territori.
1 – Quali studi indipendenti l’Eni vanta per giustificare l’uso di sostanze tossiche e nocive nel sottosuolo italiano; le perforazioni e la reiniezione di acqua di strato ad alta pressione in aree sismiche, in aree di ricarica dei bacini idrici del sottosuolo e in prossimità di centri abitati, attività sociali e aree coltivate? 2 – Che fine fanno le migliaia di tonnellate annue di rifiuti prodottI da una piattaforma marina o da una trivella in terraferma e se esiste un registro dei fanghi e dei rifiuti petroliferi? 3 – perché non sono pubblici i piani ingegneristici dei singoli pozzi in terra e mare? 4 – come si spiega un costo del 33% più alto del prezzo del gas in Italia, rispetto a paesi come l’Inghilterra, la Germania e il Belgio che hanno condizioni commerciali, strutturali e di regolamentazione dei prezzi al dettaglio simili all’Italia? 5 – chi paga i danni delle emissioni climateranti e inquinanti? 6 – se non ritiene di dover rallentare la corsa alla perforazione selvaggia nel Mar Mediterraneo e in aree dagli ecosistemi delicati, come le pianure e l’Appennino italiani, dato che oggi è possibile abbattere significativamente l’apporto del fossile alla produzione di energia elettrica? 7 – se risponderà alla denuncia fatta dal M5S in Aula al Senato sul sospetto di costituzione di fondi neri in Basilicata nei pozzi dichiarati a gas, ma che inquinano col petrolio? (M5S Decima commissione Senato della Repubblica, Industria, turismo e commercio)