“Il sindaco di Aliano farebbe bene a fare meno ironia”

27 agosto 2013 | 11:45
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“Il sindaco di Aliano farebbe bene a fare meno ironia”
“Il sindaco di Aliano farebbe bene a fare meno ironia”
“Il sindaco di Aliano farebbe bene a fare meno ironia”
“Il sindaco di Aliano farebbe bene a fare meno ironia”
“Il sindaco di Aliano farebbe bene a fare meno ironia”
“Il sindaco di Aliano farebbe bene a fare meno ironia”

Pubblichiamo la lettera di una giovane lettrice, Alessandra Mancino, testimone del viaggio ad Aliano di un altro giovane lucano che ci aveva srcitto raccontandoci del “vuoto” che aveva trovato nel paese in cui fu confinato Carlo Levi. Lettera che correliamo a questo articolo. Quel giovane visitatore deluso, poco meno che ventenne, ci ha riferito di aver ricevuto una mail dai toni poco pacati dal sindaco di Aliano. Il primo cittadino- ci ha raccontato il giovane- convinto che io sia un alias, un suo avversario politico, ha minacciato addirittura di denunciarmi alla polizia postale”. Il giovane Stefano il 15 agosto scorso voleva solo visitare i luoghi dell’autore di “Cristo si è fermato a Eboli”.

Ero anch’io ad Aliano quel giorno. Gentile direttore, io sono testimone di quel che ha raccontato il mio amico Stefano e sono indignata per la risposta del sindaco De Lorenzo. Ci siamo recati ad Aliano il 15 agosto. Stefano, che è fuori sede all’università, mi aveva molto parlato di Aliano, illuminato dalle parole di Levi e dal libro “La Ruota la Croce e la Penna” della sociologa Graziella Salvatore e del fotografo Antonio Pagnotta, che a quelle parole hanno dato un volto. Volevamo anche noi cercare le persone fotografate in questo libro. Arrivati ad Aliano chiediamo subito informazioni agli abitanti del luogo. Proprio dove si trova la fontanella a ridosso della “Fossa del Bersagliere” (che il sindaco ribattezza nella sua risposta “Il Fosso del Bersagliere”) domandiamo a tre signori seduti su una panchina se fosse possibile scendere appunto nella “Fossa”. Ci rispondono che presto sarebbe stato attivato un percorso guidato, ma che era impossibile scendere all’interno. Ma non ci siamo arresi.
Continuando la strada verso la parte storica del paese, incontriamo un gruppetto di toscani. “Anche voi qui per Levi?” chiediamo loro, che
rispondono orgogliosamente “Certo!”

Eravamo andati alla ricerca della bellezza. Dov’è situato il busto di Carlo Levi incontriamo due signori sulla quarantina (che incontreremo anche dopo ad Alianello di Sotto) a cui chiediamo, insieme ad un’altra viaggiatrice, informazioni sul paese e su come scendere nella “Fossa del Bersagliere”. Ci indicano una stradina. “Fa molto caldo, non vi conviene scendere adesso. Comunque rivolgetevi al centro informazioni che è aperto fino alle 19:30”. Da veri viaggiatori però (e non turisti), noi ci addentriamo a piedi nel burrone e godiamo di una vista mozzafiato. “Le grandi distese desolate delle argille sembravano ondulare nell’aria calda come sospese al cielo; e sopra il loro monotono biancore passava l’ombra mutevole delle nubi estive”. Le parole di Levi e le fotografie di Pagnotta ci hanno guidati alla ricerca della bellezza.

Il punto informazione che non informa.  Sono le 18:20 quando decidiamo di chiedere al punto informazioni di visitare la casa di confino di Carlo Levi. La porta era chiusa, ma sentivamo qualcuno bisbigliare all’interno. Viviamo in Lucania, abbiamo letto i libri di Levi e Scotellaro e conosciamo bene questo modo di fare. Decidiamo di bussare e di entrare. Dopo tutto l’orario festivo di apertura del punto informazioni andava dalle 17:30 alle 19:30. Entrati pieni di entusiasmo, abbiamo subito la scontrosità delle due operatrici che, scocciate per essere state interrotte nel loro chiacchiericcio pomeridiano, ci dicono di radunare più persone possibili per far partire la visita guidata. Credevamo fossero loro compito, ma ci sbagliavamo. Ci dirigiamo allora verso la Chiesa di S. Luigi Gonzaga alla fine di via Roma. Ci entriamo nella Chiesa. Entriamo anche nel panificio sopra il quale resiste ancora la “casa della vedova”. Affidandoci alla saggezza e alla memoria degli anziani, chiediamo a tre distinti signori seduti su di una panchina di rimpetto alla Chiesa se conoscessero Giuseppe Verzica, il flautista che apre il percorso fotografico di Pagnotta. Volevamo stringere le sue mani nodose, segno di grande fatica. “E’ morto” ci rispondono e, indicando una signora sull’altro lato della strada, dicono: “Chiedete alla signora, lei sa tutto”. Lo facciamo. Le chiediamo se fosse possibile acquistare in paese dei libri. Ci consiglia di recarci al punto informazioni. Sono le 19:10 (Il punto informazioni dovrebbe essere aperto fino alle 19:30 bussiamo a quella porta e un uomo ci avverte: “Sono andate via 10 minuti fa”. La stessa cosa fa una signora dal balcone della sua
casa in pietra rossastra e grigia, proprio di fianco al punto informazioni e aggiunge “per i libri provate al Tabacchi in via Roma”. Seguiamo le istruzioni. Entriamo nel Tabacchi, ma il proprietario ci rimanda al punto informazioni.

Che giro dell’oca! Incontriamo però, in compagnia di un signore sulla quarantina con una polo blu, un disponibile signore anziano con una escrescenza sulla palpebra destra, proprio di fronte alla Chiesa. Ci consiglia di chiedere a Don Pierino che quel giorno era (e questa è l’unica cosa vera scritta dal Sindaco De Lorenzo) ad Alianello di Sotto a tenere una processione. “Ha tre lauree!” ci ha detto. “Deve essere intelligente” ho pensato. E’ stato lo stesso prete a dire poi che di laurea ne possiede una sola. Non ci hanno preso sul serio solo perché siamo ragazzi? Perché giovani? Determinati nel nostro percorso, nonostante la difficoltà nel reperire informazioni certe, dopo aver ringraziato il gentile signore con l’escrescenza sulla palpebra destra, ci rechiamo ad Alianello di Sotto. Una volta lì, il mio amico Stefano si avvicina a Don Pierino mentre io resto a pochi metri di distanza ad ascoltare. Tempo tre minuti e vedo il parroco allontanarsi scocciato e infastidito. Dopo tutto volevamo solamente soddisfare alcune curiosità sulla nostra
terra. Questi i fatti.

Non raccontiamo storie. E adesso il sindaco De Lorenzo non venga a scrivere che raccontiamo storie. Noi abbiamo parlato con le persone semplici e autentiche del paese, facendo loro domande dirette. Il Sindaco deve aver sbagliato paese, dato che al momento della nostra visita non era ad Aliano, come più persone ci hanno detto. Egli afferma di aver fatto le sue verifiche con le signore del parco compreso Don Pierino. Ricordo che non molti anni fa i preti insegnavano al catechismo l’ottavo comandamento: “Non dire falsa testimonianza”. Che vada a chiedere veramente agli anziani che abbiamo incontrato, non credo che siano disposti tutti a mentire per fare felice il loro sindaco. De Lorenzo poi ironizza sulla lettera di Stefano “Però davvero sembrano capitate tutte a lui… Non è così complicato raggiungere questo comune”. Invito il Sindaco De Lorenzo, tra una lettera di smentita e l’altra, a leggere “Il Cristo” dove Levi, riferendosi ad Aliano, soprannomina il paese “l’isola tra i burroni che aveva perso ogni contatto con la terra”, tanto basta a spiegare la spettacolare difficoltà della sua posizione geografica. Non è un caso che Aliano sia così difficile da raggiungere, essendo stato scelto da Mussolini come luogo di confino agli oppositori del regime fascista. E noi, da viaggiatori, non ci siamo persi d’animo di fronte agli ostacoli e alle difficoltà. Anche questo fa parte del viaggio. Ma per descrivere l’atteggiamento del sindaco c’è solo un termine giusto: rovescismo. A questo punto ci domandiamo perchè? Perchè avvalora la tesi della nostra non-esistenza?

“La risposta del sindaco mi ha indignata”. Il titolo prometteva bene: “Disposto a venirlo a prendere”. Poi comincio a leggere il contenuto e capisco che sbagliavo ad esultare. Mi sono profondamente indignata: mette in dubbio ogni singola parola della nostra avventura. Da del bugiardo a Stefano. Si prende gioco di lui, racconta storie, insinua dubbi riguardo la veridicità del racconto. E’ per questo che scrivo, voglio testimoniare che Stefano non è bugiardo. Ma come si può mentire a questi livelli? Non si può inventare il percorso che abbiamo descritto, tutte le persone nominate noi le abbiamo conosciute davvero. Scrivo perchè voglio difendere Stefano. Sono stata precisa e dettagliata al massimo delle mie capacità e dei miei ricordi perché voglio rafforzare la sua posizione. Noi ci siamo documentati prima del nostro viaggio, i libri noi li leggiamo davvero! Volevamo fare il nostro percorso da esploratori guidati da quelle parole e da quelle foto. Ci siamo messi in viaggio per incontrare lo spirito di Levi e dei volti fotografati. Era l’unica cosa che ci interessava e, nonostante gli ostacoli, il nostro viaggio alla ricerca del nostro mondo arcaico lo abbiamo fatto.

Oggi ho compreso che la verità non è più credibile. È più facile dare spazio alle manie di persecuzione. Siamo due ragazzi colpevoli sono di aver raccontato il nostro viaggio, la nostra esperienza. Se non ci crede neanche lei, la invito ad andare ad Aliano in un giorno qualunque, senza avvisare e parli personalmente con chi noi abbiamo incontrato. Io sono Alessandra ed ero in compagnia di Stefano quel pomeriggio del 15 agosto. Quanto abbiamo scritto e dichiarato corrisponde al vero: la difficoltà del viaggio, il cimitero, il parco letterario, la casa di Levi, i dialoghi con le persone. Abbiamo documentato tutto facendo foto e girando video con il cellulare. Ma non si fa mancare niente, il sindaco, e ironizza sul pastore che ci ha indicato la strada giusta: “E meno male che ha trovato un provvidenziale pastore ad aiutarlo”. Dovrebbe rispettarlo il mondo contadino, il Sig. De Lorenzo. Concludo con le parole dell’eterno Levi: “Il vero nemico, quello che impedisce ogni libertà e ogni possibilità di esistenza civile ai contadini, è la piccola borghesia dei paesi. E’ una classe degenerata, fisicamente e moralmente: incapace di adempiere alla sua funzione e che solo vive di piccole rapine e della tradizione imbastardita di un diritto feudale… Finché questa classe non sarà soppressa e sostituita non si potrà pensare di risolvere il problema meridionale”.

Alessandra Mancino