Disoccupati, 3 milioni e mezzo entro fine anno

16 agosto 2013 | 16:20
Share0
Disoccupati, 3 milioni e mezzo entro fine anno

Secondo il centro studi Cna, a fine 2013 gli italiani che non hanno un lavoro potrebbero arrivare a quota a 3 milioni e mezzo: 400mila in più degli attuali 3 milioni e 100mila. Nei primi 6 mesi sono state autorizzate 548 milioni di ore di Cig. E a giugno il numero degli occupati in Italia – circa 22 milioni e mezzo – ha raggiunto il valore più basso del nuovo secolo.

Senza una decisa e tangibile inversione di tendenza che faccia ripartire effettivamente lo sviluppo, la situazione sociale del nostro Paese può diventare critica”, afferma la confederazione degli artigiani. L’analisi Cna accende i riflettori sui 548 milioni di ore di cassa integrazione autorizzate nei primi sei mesi del 2013, con un incremento consistente (+4,6%) sul 2012, toccando il livello più alto a partire dal 2009. “Un dato particolarmente preoccupante: se queste ore fossero interamente utilizzate – sottolinea – si tradurrebbero nella perdita di circa 322mila posti di lavoro”.
A peggiorare il quadro, sempre nel primo semestre dell’anno, le pessime condizioni generali del mercato del lavoro: rispetto allo stesso periodo 2012 l’occupazione si è ridotta di 407mila unità (-1,8%). A fine giugno scorso, il numero dei lavoratori occupati (22,5 milioni circa), ha raggiunto il valore più basso del nuovo secolo, mentre il tasso di disoccupazione ha toccato il livello record del 12,1%, con oltre tre milioni di ‘senza lavoro’. Numeri da brivido, sottolinea la Cna, soprattutto per le donne, con il 12,9% di disoccupate) e giovani, tra i quali la media dei senza lavoro tocca addirittura il 39,1%.
Lavoratori sottoccupati, è boom per i part-time. Negli ultimi cinque anni il loro numero è cresciuto in maniera esponenziale, fino ai 605mila segnalati dall’Istat nel 2012. Nel giro degli ultimi dodici mesi l’aumento di chi lavora a tempo parziale è stato pari a 154mila (+34,1%), mentre rispetto al 2007 siamo a più 241mila (+66,1%). Tra i sottoccupati part-time quelli qualificati “a carattere involontario” sono nove su dieci.