Cresce il rischio usura in Basilicata

22 agosto 2013 | 18:59
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Cresce il rischio usura in Basilicata

“I dati dell’associazione degli artigiani di Mestre sulla contrazione nell’erogazione del credito alle famiglie, soprattutto al Sud, che registrano in Basilicata,nel giro di un anno, un calo del 4,2% pari a 102 milioni di euro in meno, con una maggiore esposizione al rischio usura, rappresentano un ulteriore segnale d’allarme di una situazione più volte denunciata da associazioni lucane anti-usura, tra le quali la Fondazione antiusura “Interesse Uomo” presieduta da don Marcello Cozzi e la Fondazione Lucana Antiusura “Mons. Vincenzo Cavalla” presieduta da don Basilio Gavazzeni che sono fortemente impegnate nel contrasto all’usura”. E’ quanto sostiene il capogruppo di Sel in Consiglio Regionale Giannino Romaniello .
Nel sottolineare che “la Regione, nel corso degli ultimi due asnni, ha messo in campo mezzo milione di euro destinati a Cofidi, fondazioni e associazioni che si occupano del problema, integrando con altri 140mila euro le previsioni della legge nazionale antiusura, ed erogando 42 assegni una tantum da 2mila euro a persone che si trovavano in particolare situazione di difficoltà, attraverso l’anticipazione delle spese legali ad alcune vittime dell’usura che dovevano affrontare la vicenda in via giudiziaria”, Romaniello sottolinea che “si tratta di azioni parziali rispetto al fenomeno decisamente più consistente. Non a caso sono state le stesse Fondazioni antiusura lucane, di recente, a segnalare che gli interventi economici deliberati a partire dal dicembre 2012 dal Comitato Regionale Antiracket e Antiusura, a favore di persone esposte a rischio usura o vittime di usura, non sono adeguati e comunque che le erogazioni avvengono a singhiozzo.
Per un’idea più precisa del fenomeno: se l’indice del rischio usura in Campania è pari a 169,2 (pari al 69,2% in più della media Italia), in Basilicata – secondo gli ultimi dati – si attesta al 159,2 (59,2% in più rispetto alla media Italia) e oltre alle famiglie, sono soprattutto i titolari di piccole imprese e ditte individuali – aggiunge – che risentono del cosiddetto “credit crunch” e tra questi gli agricoltori. Dopo un 2012 che ha visto sottrarre al settore primario finanziamenti bancari per un valore di oltre 600 milioni di euro l’Ismea segnala che prosegue nel primo trimestre 2013 la stretta creditizia ai danni delle imprese agricole italiane. Le aziende del Sud hanno visto dunque crollare i finanziamenti bancari del 42% nel trimestre in esame, mentre nel Centro e nel Nord la dinamica del credito si è rivelata positiva (rispettivamente del +15% e del +5%). Tutto ciò – conclude Romaniello – mentre tra i motivi che scoraggiano le aziende a rivolgersi agli Istituti bancari emerge la richiesta di garanzie sempre più gravose, l’innalzamento dei tassi di interesse e l’allungamento dei tempi di istruttoria e procedurali. Dal Governo invece mancano provvedimenti efficaci”.